Gela. “Non ho la scorta, né la voglio adesso”. Il presidente del tribunale Alberto Leone appare sereno. L’intimidazione subita (due colpi di pistola al portone dell’abitazione in cui risiede anche il figlio ed un commerciante di auto) non lo spaventa affatto.
Ieri mattina ha presieduto alcuni processi, svolgendo normalmente le udienze, come se nulla fosse accaduto. “E’ la prima volta che capita in 35 anni di professione – ha detto il magistrato – e onestamente non so spiegarmi il gesto. Ci ho pensato e ripensato in queste ore, cercando di capire se e dove potrei aver sbagliato qualche valutazione ma non trovo risposte”.
“Le persone che vengono in contatto professionale con me escono dal mio ufficio e dall’aula sempre con il sorriso sulle labbra – continua il presidente del tribunale – e devo ammettere che questo gesto mi lascia stupito e un po’ basito. Realmente non so a chi o a cosa attribuire quanto accaduto”.
I suoi modi gentili, l’umanità e la professionalità hanno caratterizzato l’attività del tribunale. “Non credo di aver commesso una azione tale da suscitare una così forte irritazione in qualcuno”. Poi nega la richiesta di una maggiore tutela. “Non ho mai avuto scorta e neanche la chiederò Non voglio manifestare tensioni o preoccupazione in chi mi vede andare in giro. Sono a Gela per lavorare per questa città e per i suoi cittadini. Continuerò a dedicarmi al lavoro tant’è che oggi ho svolto regolarmente udienza. Sono certo che le indagini porteranno presto degli esiti positivi”.
La polizia, che indaga sul caso, non esclude neanche che possa essere il commerciante di auto il vero obiettivo dell’intimidazione, ma provarlo è quasi impossibile. Ieri intanto sono state decine gli attestati di solidarietà giunti in redazione.