Gela. Venticinque milioni di euro per finanziare un’area di crisi complessa che ricomprende oltre venti comuni, compreso quello di Gela. Numeri che pesano come macigni su un accordo di programma che avrebbe dovuto rianimare l’economica locale dopo la riconversione green della fabbrica Eni di contrada Piana del Signore. Invece, le risorse messe a disposizione dal governo nazionale e da quello regionale sembrano ben poca cosa. I sindacati l’hanno ribadito in più occasioni. I confederali di Cgil, Cisl e Uil hanno scritto per avere un incontro con il presidente della Regione Nello Musumeci mentre l’amministrazione comunale del sindaco Domenico Messinese ha esultato dopo la chiusura dell’accordo. I segretari Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Maurizio Castania sono stati tra i più critici. Quei soldi non bastano per supportare gli investimenti che escono dalla call di Invitalia (anche se non è mai pubblicato l’elenco delle aziende selezionate). Posizioni critiche che sono state sostenute anche dall’Ugl con il segretario Andrea Alario.
Ma che qualcosa non torni l’hanno capito anche a Sicindustria. I confindustriali sono più che chiari. “Se si vuole veramente rianimare quell’area e darle una vocazione dipende dalle risorse – dice il presidente vicario Alessandro Albanese intervistato da Il Sole 24 Ore – che in questo momento sono pochissime. Bisogna fare attenzione a non illudere gli imprenditori. Occorre trasformare le parole in fatti e capire anche la qualità dei progetti che verranno finanziati. In questo momento tutto mi sembra nebuloso. Rischiamo di pensare che abbiamo risolto un problema e invece lo abbiamo aggravato”. La scia dei dubbi si allunga e questa volta sono i confindustriali a non essere convinti.