Gela. Un felice natale per tutti? La risposta più attendibile è decisamente negativa e, questa volta, l’allarme arriva dai metalmeccanici della Fiom Cgil che, negli scorsi giorni, si sono riuniti nel direttivo.
A rischio anche le tredicesime. “Molte aziende dell’indotto Eni – spiega il segretario provinciale Orazio Gauci – faranno fatica, sempre che ci riescano, a pagare la tredicesima mensilità ai loro dipendenti, molti dei quali già sottoposti ad ammortizzatori sociali”. La situazione dell’indotto della raffineria Eni, quindi, si conferma decisamente poco rosea. Cassa integrazione e contratti di solidarietà vanno per la maggiore sia tra i metalmeccanici che tra gli edili. La fase di transizione verso il progetto di green refinery voluto dai manager Eni sta producendo non poche incertezze, almeno sul fronte dell’indotto.
L’Inps non aiuta. “Inoltre, non ci spieghiamo il motivo di tante lentezze da parte degli uffici locali e provinciali dell’Inps – continua Gauci – questa è una fase veramente molto delicata non solo per gli operai ma anche per le loro famiglie e se la burocrazia non garantisce tempi certi, tutto diventa insormontabile”. Intanto, dopo i centoventicinque dipendenti della società Smim per i quali saranno le banche a garantire durante il periodo di cassa integrazione straordinaria, anche per quelli dell’Elettroclima si è chiuso un accordo dello stesso tipo. Vertici aziendali, segretari provinciali di Fiom, Fim e Uilm e rsu del gruppo hanno detto sì alla cassa integrazione straordinaria, per almeno un anno, finanziata proprio da cinque istituti di credito che, successivamente, si rivarranno sulle casse dell’Inps.