L’accordo di programma, Siciliano attacca l’ex giunta: “Raffineria chiusa e famiglie in disgrazia”

 
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Gela. Alla terza mozione di sfiducia, la giunta già da tempo ha scelto di rispondere con una strategia di attacco frontale. Non solo contro quei consiglieri che la mozione l’hanno firmata (per sostenerla) ma anche contro la passata gestione amministrativa, quella dell’ex amministrazione Fasulo. Un’altra occasione buona non poteva che essere l’accordo di programma. Per uno dei punti fermi nei piani del sindaco Domenico Messinese e del suo vice Simone Siciliano è stato chiuso l’iter di approvazione. Dopo tre anni di tavoli, viaggi, ministri e ministeri vari, il presidente della Regione Nello Musumeci ha messo la firma su un provvedimento che stanzia venticinque milioni di euro. Né un euro in più né uno in meno. Sul carro dei vincitori, ovviamente, non poteva mancare l’assessore Simone Siciliano che la questione Eni e investimenti l’ha presa in mano non appena è entrato a Palazzo di Città (quando era ancora grillino), oramai tre anni fa. Con i venticinque milioni di euro stanziati da Palermo e Roma (attingendo da fondi già destinati al territorio locale), si dovrebbero finanziarie incentivi e misure ad hoc per sostenere investimenti nell’area locale, compresi quelli delle aziende selezionate da Invitalia. Il vicesindaco, come spesso gli capita, si è lasciato andare sui social, postando righe inequivocabili. Il braccio destro del sindaco Domenico Messinese ne ha approfittato per rinverdire i meriti dell’attuale amministrazione, che è riuscita ad ottenere la chiusura di una procedura quasi infinita.

Siciliano il messaggio politico lo lancia senza troppi tentennamenti. “Il tempo dà sempre ragione, soprattutto quando in soli tre anni – scrive sulla sua pagina facebook istituzionale – è stato possibile recuperare i gravissimi errori e la totale assenza di programmazione che in cinque anni avevano prodotto come unico risultato la chiusura della raffineria e centinaia di famiglie mandate in disgrazia”. Tradotto, la giunta Messinese ha fatto sul serio quando si è trattato di Eni e accordo di programma (con gli oltre venti comuni dell’area di crisi complessa che attendono gli investimenti e i benefici da assicurare tramite venticinque milioni di euro). Cosa hanno fatto invece i predecessori (quelli dell’ex giunta Fasulo), alcuni dei quali siedono oggi in consiglio comunale e hanno anche firmato la terza mozione di sfiducia? Hanno “chiuso la raffineria” e “mandato in disgrazia centinaia di famiglie”. A buon intenditore poche parole. Lo scontro (quasi elettorale) è ancora all’inizio. Il sindaco Domenico Messinese e il suo vice Simone Siciliano sembrano intenzionati a non lasciare nulla di intentato, pur di far saltare la terza mozione di sfiducia.

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