Gela. Il sindaco Domenico Messinese si prepara a passare la mano, lasciando Palazzo di Città con due anni di anticipo? E quali potrebbero essere le strategie che i partiti metteranno in campo in vista della possibile campagna elettorale? Sono tanti i punti da colmare, in una città che soffre maledettamente e che di certo non ha avuto alcun giovamento da un “cambiamento” che tanti aspettavano e che pochissimi hanno visto. La terza mozione di sfiducia, salvo nuovi colpi di scena, dovrebbe arrivare in aula consiliare tra fine settembre e le prime settimane di ottobre. Ancora una volta, il consiglio ha in mano le sorti politiche di una giunta che in tre anni, nonostante sedici assessori avvicendatisi, non è stata in grado di pararsi le spalle, costruendo una maggioranza e chiudendo l’intesa con un fronte (di centrodestra o di centrosinistra) che l’avrebbe potuta sostenere. I diciotto della sfiducia sembrano compatti, anche se considerando i precedenti non è mai detta l’ultima parola. Anche il Pd sosterrà la sfiducia in aula. Del resto, sarebbe un “suicidio” politico agire diversamente. All’apparenza, i numeri ci sono e, forse, anche più solidi rispetto a quanto accaduto lo scorso dicembre. Il sindaco e il suo vice Simone Siciliano, ovvero la colonna portante dell’amministrazione comunale, sentono la pressione e lo stanno dimostrando. Si sono dati alla “lotta”, scagliandosi a testa bassa contro buona parte dell’assise civica, prendendo di mira quelli che considerano le menti della terza mozione di sfiducia. L’invettiva pubblica contro le “vecchie prostitute della politica” ha avvelenato ancora di più lo scontro in atto. Ad oggi, la giunta non dà la sensazione di poter reggere l’urto di una mozione sostenuta dai diciotto e dai consiglieri del Pd. Sarebbe già abbastanza per chiudere l’esperienza in municipio dell’ex grillino Messinese. Il sindaco non sta con le mani in mano e starebbe cercando di avere interlocuzioni. C’è chi dice che una delle prospettive politiche di Messinese e dei suoi porterebbe all’area del presidente della Regione Nello Musumeci. Gli uomini del governatore siciliano, però, lo escludono. “Non credo proprio possano esserci interlocuzioni politiche tra il sindaco e il presidente – dice il capogruppo di DiventeràBellissima Vincenzo Cascino – non ci sono le condizioni per un’eventuale ipotesi di ingresso di Messinese e del suo gruppo. Noi lo escludiamo categoricamente”. Il sindaco e i suoi referenti potrebbe tentare di indebolire quelli della sfiducia, magari facendo fare un passo indietro a chi ha già apposto la firma nel cerchio. Con una possibile campagna elettorale dietro l’angolo, però, sarà difficile trovare consiglieri che si rimangino la firma.
Il dopo Messinese già tracciato all’Ars? I partiti lo sanno e, sotto traccia, già pensano al dopo Messinese. Qualche mese fa, sembrava in rampa di lancio, almeno a livello locale, un asse politico anomalo, fatto da democratici e forzisti. Sono stati tanti i colloqui tra il segretario cittadino dem Peppe Di Cristina e forzisti legati all’ex deputato regionale Pino Federico. “Solo in vista della mozione di sfiducia”, così hanno riassunto quei contatti costanti, che in realtà non sono mai veramente cessati. Nelle ultime ore, all’Ars è stata ufficializzata la nascita di un intergruppo, ribattezzato “Federalista europeo”. Composto da diciannove deputati, annovera esponenti dem ma anche dell’area di sinistra come Claudio Fava, ci sono poi forzisti e deputati del presidente Nello Musumeci. Dell’intergruppo fa parte il deputato gelese Giuseppe Arancio, uno dei riferimenti principali del segretario cittadino Peppe Di Cristina. Arancio sarà tesoriere dell’intergruppo. Che sia un tentativo di dialogo tra centrodestra e centrosinistra, con la prospettiva di scardinare l’unione giallo-verde (fatta da grillini e leghisti)? Un anticipo di quello che si potrebbe verificare in città, in vista della prossima campagna elettorale? I grillini, nonostante quanto accaduto con Messinese, hanno dimostrato di poter avere i numeri giusti per rientrare in municipio dalla porta principale, anche senza l’alleato di governo leghista. “Ogni deputato che ha aderito all’intergruppo – dice invece Di Cristina – mantiene l’appartenenza al partito di riferimento. Arancio è un deputato del Pd. L’intergruppo nasce per sostenere una visione dell’Europa più vicina ai bisogni di chi subisce i meccanismi della finanza o le imposizioni economiche calate dall’Ue. Non a caso, anche Claudio Fava, dell’ala di sinistra, ha scelto di aderire. Per ora, non c’è altro. In città? E’ chiaro che il Pd deve parlare con tutti. Ne abbiamo quasi il dovere. Ma questo non significa che possano nascere progetti politici di coalizione con Forza Italia o con altri partiti di centrodestra. La priorità è la sfiducia. Dopo aver messo fine all’esperienza Messinese, tireremo le somme e presenteremo il nostro programma di governo della città”. La pausa fisiologica di metà agosto potrebbe essere un bivio, sia per i partiti che stanno sostenendo la sfiducia ter sia per il sindaco Domenico Messinese, che oggi più che mai potrebbe veramente andare incontro alla fine anticipata del mandato consegnatogli dai cittadini.
Tutto fumo e niente arrosto non vi crediamo più,anche se riuscirete ad abbattere il Sindaco statene certi che non sarete dimenticati e inutile che fate Ammuina il popolo si ricorderà di quello che ha subito