Gela. Ozono e idrocarburi non metanici. Sono queste le presenze più inquietanti nell’aria che si respira nella zona locale, così come accertato dai dati resi pubblici da Arpa Sicilia. Un lungo monitoraggio effettuato attraverso trentotto centraline, una ubicata nella zona Gela-Biviere. Sono proprio i punti di analisi che ricadono nelle zone industriali siciliane a preoccupare di più. La vera emergenza, stando ai dati, è quella dell’ozono, che sforando la soglia di legge diventa pericoloso. Il maggior numero di superamenti è stato rilevato proprio dalle centraline dei poli industriali di Gela e Melilli e da quelle di Enna. Superate le percentuali previste dalla legge, l’ozono può incidere sulla salute umana. I tecnici di Arpa, inoltre, continuano a monitorare la presenza di idrocarburi non metanici, privi però di una soglia limite imposta dalla legge.
“Rispetto al 2016, nel corso del 2017 si è registrata, in quasi tutte le stazioni – scrivono – una riduzione della concentrazione media annua, del valore massimo di concentrazione media oraria e del numero di concentrazioni medie orarie superiori a 200 mg per mc (valore soglia scelto come riferimento indicativo per la valutazione della qualità dell’aria)”. “Seppure tali superamenti – aggiungono – risultino sempre molto significativi”. Il riferimento è agli sforamenti nelle tre aree a elevato rischio di crisi industriale, ovvero Siracusa, Gela e il comprensorio del Mela. Stando al rapporto di Arpa, fondamentale diventa il contenimento delle emissioni che arrivano dagli impianti industriali. Dati in chiaroscuro, che una volta di più rilanciano la questione salute nell’area locale, per decenni polo prioritario dell’industria pesante siciliana.
Sono convinto che il sindaco e il suo vice come nel caso goletta verde sosterranno che i dati arpa non sono veritieri