“Cambiamento”? In municipio tutto fermo: Messinese rimasto solo e il consiglio annaspa

 
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Messinese acclamato dopo la vittoria elettorale di tre anni fa

Gela. Tutto fermo, paralizzato, e proprio in una delle fasi cruciali per il futuro finanziario di un comune, quasi strozzato dai debiti. Servizi sospesi, assessore al ramo che non c’è, la Corte dei Conti che ha duramente contestato la gestione finanziaria della giunta Messinese, misure correttive che tardano, un’amministrazione comunale isolata e un consiglio che ormai sembra concentrato più sulla sfiducia che su altro (con una campagna elettorale che potrebbe partire prima del previsto). A Palazzo di Città, il “cambiamento” proclamato dall’allora grillino Domenico Messinese non si è proprio visto. In piazza Umberto I, il neo sindaco festeggiava la schiacciante vittoria al ballottaggio e chiedeva di non “essere lasciato solo”. In tre anni, però, ha bruciato praticamente tutti quei pochi ponti politici che ancora lo sostenevano. Fuori dal Movimento cinque stelle, fuori dagli schieramenti “ortodossi” (centrodestra e centrosinistra), esperimenti politici fallimentari come Sviluppo Democratico, sedici assessori in appena tre anni (con il diciassettesimo che aspetta di entrare in municipio), consulenti, esperti, segretaria, nomine per accontentare sostenitori ma anche ex avversari. In questi tre anni, il sindaco e il suo vice Simone Siciliano hanno fatto a gara per cercare di trovare una collocazione stabile, per ora non pervenuta. L’agosto che sta per scattare dovrebbe essere quello della terza mozione di sfiducia, nell’arco di appena un anno (altro sintomo di totale instabilità), e il fronte bipartisan che si sta costruendo sembra intenzionato a non indietreggiare. I presupposti ci sono tutti e la stasi in municipio alimenta il fuoco (chissà solo se estivo). La crisi delle finanze dell’ente è solo il punto massimo dell’iceberg delle difficoltà, sulle spalle di Messinese pesano impegni elettorali mai concretizzati, a cominciare dall’intricata vicenda dei rifiuti. Il servizio di raccolta e smaltimento, ancora gestito da Tekra (la stessa azienda dei tempi di Fasulo), il sindaco aveva promesso di rivoluzionarlo. I risultati, a tre anni dall’insediamento, non ci sono.

Debiti, la “chiave magica” dei servizi aggiuntivi sempre in mano, strade sporche e cumuli che si formano a cadenza regolare. Il sindaco e il suo vice, insieme ad un dirigente dell’ente e al titolare della stessa Tekra, si sono visti recapitare una richiesta di rinvio a giudizio, formulata dai pm della procura. La lista è comunque molto più lunga, i rapporti con Eni rimasti invariati, gli investimenti dell’accordo di programma che aspettano i soldi (quelli “veri”), il futuro della Ghelas appeso ad un filo, l’incognita dei privati che vorrebbero entrare in settori strategici (dall’illuminazione ai cimiteri), cantieri pubblici che non sono mai partiti, dirigenti che decidono il destino dell’ente e anche l’ordinaria amministrazione è a rischio. Messinese e il suo assessore di riferimento Simone Siciliano non sembrano intenzionati a dire “basta” e probabilmente a settembre dovranno di nuovo sedersi ai loro posti in consiglio comunale, mentre l’aula ne decreterà il destino. La recente nomina in giunta dell’ex dem Giuseppe Licata avrebbe dovuto spaccare partiti e coalizioni. Invece, ha generato l’effetto opposto, compattando il fronte pro-sfiducia. Dall’altro lato della “barricata”, il consiglio è praticamente fermo. E’ stato un susseguirsi di attacchi al sindaco e al suo vice, richieste di dimissioni e tentativi di far quadrare il cerchio politico (che non è mai quadrato), pochissimi atti approvati e tanti tatticismi (tra opposizione a fiumi e qualche tentativo di capire se ci fossero le condizioni di sostenere un “progetto per la città”). Se cambiamento doveva essere, forse bisognerà aspettare un altro turno.

1 commento

  1. Morale della favola altri 3 anni bruciati al vento!!!!! E una citta tenuta sotto scacco da personaggi politici inadeguati e mediocri( forse ho esagerato sul mediocre)

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