Gela. Partiti che vengono e vanno, movimenti che rimangono in vita giusto il tempo del voto, cambi di “squadra” e di “credo” politico. In municipio, non è affatto una novità, anzi. In questi tre anni, però, il ritmo è stato frenetico. Qualcuno, negli ultimi giorni, ha rispolverato il “fantasma” del trasformismo. Non si trova una collocazione adatta e si accettano nuove offerte politiche. Il sindaco chiama e tanti hanno risposto, per poi essere messi sistematicamente alla porta. Da quando si è insediato, Messinese ha avuto al suo fianco ben sedici assessori. L’ultimo, in ordine di tempo, è l’ex dem Giuseppe Licata, che si è appena insediato a Palazzo di Città (sostenuto da chi è difficile dirlo dato che fanno a gara per “disconoscerlo”). Ma prima di lui, su quelle stesse poltrone si sono seduti predecessori, adesso anche politicamente illustri. In giunta, ci sono stati i grillini Nuccio Di Paola (oggi deputato all’Ars) e Pietro Lorefice (diventato senatore del movimento). Non sono mancati imprenditori, ricercatori (l’esperienza di Fabrizio Nardo è però stata brevissima), esperti di turismo, ingegneri, avvocati, architetti, commercialisti e ovviamente ex avversari del sindaco (diventati amici e poi ritornati a fare i “nemici” politici). Probabilmente, a Messinese non è bastato, dato che ha dovuto nominare una segretaria in pianta stabile, una consulente per i rapporti con Malta, esperti in comunicazione, professionisti negli organi di controllo e adesso pure il super tecnico per conti e bilanci, il commercialista palermitano Calcedonio Li Pomi. Un via vai che non è ancora concluso. In giunta è rimasto un posto vuoto e nei prossimi giorni potrebbe arrivare la nomina del diciassettesimo assessore.
In consiglio…tutto cambiato. Ma davanti alla “frenesia” politica di Messinese, il consiglio comunale non si fa trovare impreparato. All’assise civica, il quadro politico è totalmente mutato rispetto a quello che fu l’esito delle amministrative del 2015. Tra i banchi d’aula, i cambi di rotta e di colori non hanno risparmiato quasi nessuno. Solo otto consiglieri, su un totale di trenta, hanno mantenuto le originarie insegne. Resiste la pattuglia dei grillini Simone Morgana, Virginia Farruggia, Angelo Amato e Vincenzo Giudice, che ha perso solo Sara Cavallo, poi passata a Forza Italia. Non hanno cambiato insegne i dem Alessandra Ascia, Salvatore Gallo, Carmelo Orlando e Romina Morselli. Per il resto, è stato un susseguirsi di addii, partenze, movimenti “defunti” e altri rimasti in piedi solo pochi mesi. Nel centrosinistra, non esistono più il gruppo dei crocettiani del Megafono, quello di Gela Città che si rifaceva all’ex sindaco Angelo Fasulo o il Polo Civico ed è spuntata invece Sicilia Futura. Nel centrodestra, invece, non ci sono più i gruppi di Un’Altra Gela, degli Autonomisti e di Reset, ma strada facendo si sono formati quelli di Lega e DiventeràBellissima. Tutti cercano la collocazione giusta e nuove elezioni potrebbero essere alle porte, in attesa di capire se la terza sfiducia al sindaco possa essere quella giusta.
Almeno tutto questo fosse servito a qualcosa invece…..
Con questi comportamenti di assessori che vanno i e altri che vengono Vuoi che il Sindaco e giunta npn testino attaccati alle poltrone come pure tutti i consiglieri (che non si dimettono per il bene della Città).Intanto Gela va sempre indietro come potete gentmi Signori camminare fra i vostri concittadini non vi viene neanche per un minuto la Vergogna ,mai come ora ho visto Gela in questo stato e voi rimanete attaccati aLLE CONVENIENTI E COMODE POLTRONE