Gela. Due anziane in gravi condizioni di salute e somme per circa centocinquantamila euro, trasferite dal loro conto ad un altro, poi gestito da una parente. La donna e il marito sono però finiti a processo. Per i pm della procura, avrebbero approfittato delle condizioni di salute delle parenti per far autorizzate operazioni bancarie e prelevare denaro. Le accuse ai danni dei coniugi, però, sono cadute e il giudice Lirio Conti li ha assolti. “Il fatto non sussiste”, questa la formula usata dal magistrato nel dispositivo letto in aula. Le indagini partirono dopo la denuncia sporta da altri parenti, convinti che gli imputati si fossero approfittati delle due donne, mettendo le mani sul loro intero patrimonio. Accuse, invece, respinte dal difensore di entrambi, l’avvocato Salvo Macrì.
Il legale, anche nelle conclusioni fornite in aula, ha ripercorso quanto accaduto, sottolineando come i coniugi avessero deciso di prendersi cura delle familiari, che non ricevevano supporto da altri parenti. Non avrebbero imposto alcuna operazione bancaria per intascare denaro (tra le accuse l’essersi impadroniti di circa diciassettemila euro). Per il pm, però, le accuse si sono dimostrate fondate, tanto da chiedere la condanna a due anni e otto mesi di reclusione. Una ricostruzione che non è stata accolta dal giudice. Con il verdetto emesso, alla fine ha dato ragione al difensore, assolvendo i coniugi finiti a processo.