Gela. In città non esiste l’anagrafe canina. E’ stata soppressa nel 2015 e mai più riattivata. Non è possibile nemmeno affidare uno dei cinquecento cani randagi raccolti dagli animalisti ogni anno all’interno del perimetro urbano. Quattordici persone, pronte ad adottare altrettanti cani, sono state costrette a desistere per l’impossibilità di registrarli con relativo microchip indispensabile, tra l’altro, di incorrere in una contravvenzione. I componenti della quinta commissione consiliare Ambiente e sanità, presieduta da Virginia Farruggia, annunciano di adire alle vie legali con un esposto in procura dopo l’ennesima chiusura mostrata dall’amministrazione comunale e dal comandante della polizia municipale. “Durante una conferenza di servizi presso il Comune non è stata prevista la presenza delle associazioni animaliste del territorio – spiega Farruggia (M5s) – Abbiamo rilevato, inoltre, una totale chiusura da parte del comandante della polizia municipale, Giuseppe Montana, che insiste sul fatto che nessun volontario o libero cittadino può prelevare un cane randagio dalla strada”.
Un duro colpo sia alla lotta contro il randagismo che all’azione degli animalisti e, soprattutto, alle casse del Comune che pur sborsando 450 mila euro l’anno e pagare mille euro al mese per ogni randagio ricoverato presso il Ri.Ca.Ra, canile convenzionato di Caltanissetta, non riesce ad arginare il fenomeno.
La commissione Ambiente e sanità nel proporre l’acquisizione del mattatoio, dove riavviare l’anagrafe canina e le microchippature, e l’adozione del sistema di gestione dei cani randagi avviato con successo dal vicino comune di San Cataldo, accusa di inadempienza l’amministrazione comunale e la polizia municipale “che non svolge il servizio di controllo dei microchip neanche per i cani padronali, nel rispetto di quanto previsto dalla legge – accusa Virginia Farruggia – e deterrente all’abbandono dei cani”.
Nel vicino comune di San Cataldo, infatti, l’affido dei cani randagi è stato regolarizzato a marzo dal sindaco, Giampiero Modaffari, che con il corpo di polizia municipale gestisce in modo trasparente il servizio di anagrafe degli animali d’affezione.