Non pagava gli operai, l’ordine dell’imprenditore: “Bruciate l’auto a quello che non è venuto”

 
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Immagini di repertorio

Gela. “Ho pagato di tasca mia i fornitori della fornace. Non mi ha mai restituito i soldi”. In aula, davanti al giudice Marica Marino, un ex lavoratore, già alle dipendenze dell’imprenditore Salvatore Migliore, ha parlato nel procedimento che vede imputato proprio il titolare dell’attività. L’imprenditore è accusato di estorsione. Avrebbe addirittura minacciato di denunciare i quattro operai che, pur lavorando per suo conto, non vennero mai pagati. “Ricordo che quando l’elettricista decise di non venire più alla fornace, perché non veniva pagato – ha proseguito – a me e ad altri operai, Migliore chiese di bruciargli l’automobile. Era assurdo. Eravamo andati a lavorare e invece ricevevamo proposte di questo tipo”. Stando alla versione resa dal lavoratore, l’imprenditore avrebbe fatto leva sulla sua appartenenza al fronte locale dell’antiracket.

“Diceva che a lui avrebbero creduto – ha detto ancora – perché faceva parte della legalità. Ci fece capire che se gli avessimo chiesto i soldi, poteva anche denunciarci per estorsione”. Il testimone ha risposto alle domande del pm Sonia Tramontana e a quelle del legale di difesa, l’avvocato Maurizio Scicolone. Quattro operai, che non furono mai pagati dall’imputato, si sono costituiti parti civili nel dibattimento, con i legali Davide Limoncello e Carmelo Brentino.

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