Gela. E’ stata depositata la sentenza che ha condannato il boss Salvatore Rinzivillo e i presunti sodali, arrivati a Roma per riprendere i passi del clan, retto dagli ergastolani Antonio e Crocifisso Rinzivillo, fratelli proprio di Salvatore. Nel mirino dei gelesi, coadiuvati da fiancheggiatori romani e capaci di trovare entrature anche con due carabinieri, erano finiti i titolari di un’azienda, impegnata nel settore dell’ortofrutta all’ingrosso, ma anche quello di un locale di via Veneto, centralissima zona di Roma. Dovevano pagare per evitare continui danneggiamenti e mettersi in regola. Il giudice dell’udienza preliminare del tribunale capitolino Annalisa Marzano ha condannato a quindici anni e dieci mesi di reclusione lo stesso Salvatore Rinzivillo, a sette anni e otto mesi Paolo Rosa, tre anni e otto mesi per Giovanni Ventura, sei anni e otto mesi ad Angelo Golino, quattro anni e due mesi a Rosario Cattuto, quattro anni e sei mesi a Cristiano Petrone, uno dei carabinieri che si sarebbe messo a servizio di Rinzivillo, garantendogli l’accesso ad informazioni riservate. L’unica assoluzione, il gup l’ha disposta nei confronti di Francesco Maiorano.
I risarcimenti all’antiracket. Nel verdetto finale, dopo l’ammissione come parte civile, è stato riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni in favore della Fai e dell’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, rappresentante dall’avvocato Giuseppe Panebianco, su mandato del presidente Renzo Caponetti. Diecimila euro, in solido tra loro, imposti agli imputati condannati. Un principio ribadito dal giudice, che ha ammesso la costituzione dell’antiracket, nonostante i reati fossero stati commessi fuori dal territorio gelese. Analogo diritto al risarcimento è stato riconosciuti agli imprenditori taglieggiati dai gelesi. Sono stati rinviati a giudizio, invece, Santo Valenti, Danilo Cellanetti, Salvatore Iacona, Marco Mondini, Ettore Spampinato, Biagio Ehrler e Arianna Ursini. Nei loro confronti, negli scorsi giorni, è stato aperto il dibattimento, davanti ai giudici del tribunale di Roma. A questo punto, gli imputati condannati si preparano ad impugnare in appello la decisione del gup, sostenuta dal pm Francesco Minisci. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Roberto Afeltra, Grazio Ferrara, Luigi Cinquerrui, Flavio Sinatra, Chiara Porta Crozon, Romolo Reboa, Giovanna Cassarà, Lucio Greco, Lanfranco Cugini, Gabriele Valentini, Andrea Thau, Mauro Capone, Maria Concetta Marzo, Fabio Saranderea, Michele D’Urso, Barbara Fulgenzi, Corrado Pascal, Domenico Mariani e Pierfrancesco Bruno.