Gela. Parte a luglio il giudizio d’appello, successivo alle pesantissime condanne, imposte lo scorso dicembre ai presunti affiliati al clan Rinzivillo, impegnati nella gestione di un vasto traffico di droga. Il collegio penale del tribunale di Gela, a conclusione di una lunga istruttoria, ha emesso verdetti di condanna per oltre centoquaranta anni di carcere. La decisione più pesante il collegio penale del tribunale l’ha pronunciata nei confronti di Massimo Gerbino, condannato a ventuno anni di reclusione, in continuazione con una precedente sentenza di tre anni fa. Quindici anni ciascuno per Baldassarre Nicosia e Giuseppe Andrea Mangiameli, ai quali è stata riconosciuta l’aggravante di aver agevolato il gruppo Rinzivillo. Quattordici anni e dieci mesi, ancora, a Giuseppe Schembri, sempre con l’aggravante di aver favorito il gruppo mafioso e in continuazione con una precedente sentenza del 2012. Quattordici anni e due mesi a Giuseppe Lumia, in continuazione con una sentenza di due anni fa. Tredici anni e dieci mesi per Domenico Trespoli. Sia a Lumia che a Trespoli, il collegio penale ha riconosciuto l’aggravante di aver favorito i Rinzivillo. Dodici anni e mezzo, invece, a Gaetano Smecca, in continuazione con una sentenza del 2005. Dieci anni a Salvatore Cosentino, nove anni e mezzo al fratello Roberto Cosentino e nove anni e undici mesi a Vincenzo Florio. I tre sono ritenuti i canali di rifornimento della droga che i corrieri dei Rinzivillo facevano arrivare in città. Tre anni e due mesi di detenzione per Davide Pardo, due anni per Giacomo Gerbino e un anno e otto mesi a Valerio Longo. L’unico verdetto di assoluzione è stato pronunciato nei confronti di Salvatore Di Nicola, difeso dall’avvocato Salvo Macrì.
Vennero tutti coinvolti nell’inchiesta antimafia “Malleus”, coordinata dai pm della Dda di Caltanissetta. Altri coinvolti sono stati giudicati per gli stessi fatti, ma davanti al giudice dell’udienza preliminare del tribunale nisseno. A luglio, invece, i difensori di tutti gli imputati condannati si presenteranno dai giudici della Corte d’appello, dopo aver impugnato le decisioni. Le difese, anche durante l’istruttoria di primo grado, hanno sempre escluso l’esistenza di un’ala del clan Rinzivillo, impegnata a gestire il traffico e i proventi della droga, da destinare poi alla famiglia. Adesso, chiederanno ai giudici di secondo grado di rivedere i verdetti. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio, Cristina Alfieri, Giovanni Lomonaco e Maria Teresa Cultrera.