I pentiti si contraddicono, colpo di scena in Assise: assolti i sicari di Emmanuello

 
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Gela. Colpo di scena nel processo d’appello bis per il delitto di Crocifisso Emmanuello. La corte d’Assise d’appello di Catania ha ribaltato tre gradi di giudizio nel processo contro mandanti ed esecutori materiali dell’omicidio Emmanuello.

La corte presieduta dal dottor Russo ha confermato la condanna all’ergastolo per i fratelli Nunzio e Davide Emmanuello, mandanti del delitto, mentre sono stati assolti Emanuele Emmanuello e Salvatore Morello, assistiti dai legali Monaco e Sinatra. I primi due erano stati condannati già all’ergastolo in tre gradi di giudizio, mentre Morello ed Emanuele Emmanuello a 22 anni di carcere. I difensori avevano fatto ricorso in Cassazione puntando sulle diverse versioni di tre pentiti.

Nel nucleo essenziale delle dichiarazioni non c’era convergenza. Da qui l’annullamento di due gradi di giudizio. Gli atti vennero trasmessi di conseguenza ad una sezione della corte d’Assise d’appello di Catania. La procura generale però nel dicembre scorso difese l’impianto accusatorio, ritenendolo non mutato.

La difesa ha invece ribadito come le versioni dei pentiti siano state contrastanti. Nel 2008 il commissariato e squadra mobile eseguirono quattro ordinanze di custodia cautelare. Crocifisso Emmanuello, ucciso il 26 giugno del 1988, venne assassinato dal fuoco amico (da qui il nome dell’operazione). Ad ucciderlo, per errore, fu il commando di cui la stessa vittima faceva parte e che aveva come obiettivo altre due persone. La vittima era alla guida dell’auto utilizzata per l’agguato, quando fu attinto alla parte posteriore del capo da un colpo di fucile diretto verso il veicolo su cui viaggiavano Francesco Cafà e Vincenzo Scudera. La vittima fu uccisa dagli stessi alleati. A sparare fu Rosario Trubia. I mandanti furono i fratelli Emmanuello, Nunzio, Davide e Daniele. Gli esecutori, oltre allo stesso Trubia, erano stati indicati in Emanuele Emmanuello, e Salvatore Morello. Emmanuello venne arrestato a Varese mentre Morello venne ammanettato a Sannazaro dei Burgundi, in provincia di Pavia. I due erano incensurati prima dell’arresto.

 

L’assassinio era stato preparato nei minimi dettagli. Sulla strada statale 117 bis Gela – Catania, il quartetto attese che passasse il veicolo con a bordo i due esponenti del clan rivale. L’auto sopraggiunse e dal fucile fu sparato un colpo. Il proiettile, però, accidentalmente colpì chi era alla guida. A sparare fu Rosario Trubia, adesso collaboratore di giustizia, e reo confesso. E’ stato lo stesso Trubia, durante le fasi investigative, a raccontare i particolari dell’omicidio, indicando anche gli altri componenti del clan.

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