Gela. Più di trent’anni di lavoro, soprattutto tra gli impianti della raffineria Eni di contrada Piana del Signore. Un ex saldatore, oggi, è malato e deve sopportare le conseguenze della patologia contratta. Per i pm della procura, sarebbe stata causata dalla mancata attuazione delle misure di prevenzione e così a processo sono finiti gli ex vertici di due aziende, l’Implaca e la Damante, per le quali l’operaio prestò attività. Le accuse vengono mosse contro Gaetano Scolaro, Giuseppe Damante e Giuseppe Caruso. In aula, davanti al giudice Ersilia Guzzetta, è stato sentito il perito, incaricato di valutare la documentazione medica, che ha definito l’evoluzione della patologia. Per l’esperto, tutto sarebbe da legare all’esposizione ai fumi di saldatura, che avrebbero intaccato le vie respiratorie dell’ex lavoratore. Ha escluso, invece, un’eventuale incidenza dell’amianto. Il perito ha risposto alle domande del pm Gesualda Perspicace e a quelle dei difensori, gli avvocati Angelo Urrico, Concetta Di Stefano e Grazia Fausciana.
“Gli ultimi anni – ha detto ancora – sono quelli decisivi per il manifestarsi della patologia, che comunque ha una lunga fase di incubazione”. Le difese e gli imputati hanno sempre sostenuto la regolarità di tutte le procedure adottate, anche sotto il profilo dell’applicazione dei protocolli di sicurezza in fabbrica. Una conferma in tal senso è arrivata da un consulente, che ha lavorato per conto di Implaca. “I controlli erano periodici – ha spiegato – venivano organizzate riunioni e i lavoratori erano costantemente informati”. Anche l’operaio oggi malato, sentito in aula alla scorsa udienza, ha comunque spiegato di aver ricevuto tutti i presidi necessari.