L’inchiesta sui reperti rubati, Pellegrino ha chiesto ancora la restituzione dei soldi sequestrati

 
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Gela. Venne coinvolto in un giro di presunti tombaroli, impegnati a trafugare reperti archeologici dai siti locali, per poi ripiazzarli. Le accuse nei suoi confronti, in appello, sono andate incontro alla prescrizione e Orazio Pellegrino chiede la restituzione di circa novemila euro, soldi sequestrati durante le indagini. L’ha fatto attraverso il suo legale di fiducia, l’avvocato Maurizio Scicolone, che ha proposto incidente di esecuzione. Come ha ribadito davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Ersilia Guzzetta e Tiziana Landoni), quei soldi non vennero mai sottoposti ad un provvedimento definitivo di confisca e, con il verdetto favorevole arrivato dalla Corte d’appello di Caltanissetta, vanno restituiti a Pellegrino.

Pellegrino, inoltre, ha sempre sostenuto che i soldi erano risparmi personali e non il prodotto della vendita illegale di reperti archeologici. La difesa ha prodotto documentazione e i giudici si sono riservati di decidere.

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