Gela. Oltre duecento attività commerciali costrette a chiudere i battenti nel 2012. È l’allarme lanciato dalle associazioni di categoria Confcommercio, Casartigiani del Golfo di Gela, Confesercenti e Associazione artigiani “Don Luigi Sturzo” nella giornata di mobilitazione nazionale denominata “La politica non metta in liquidazione le imprese.
Non faremo sconti”. Organizzata da Rete Imprese Italia in tutta la penisola, la manifestazione di protesta ha visto la partecipazione di artigiani e commercianti per denunciare le gravi difficoltà e il profondo disagio degli operatori economici colpiti in questi anni di crisi. La mortalità delle imprese, il tasso di disoccupazione in aumento, il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali ordinari, straordinari e in deroga, evidenziano l’acuirsi di tensioni economiche e sociali che non possono essere sottovalutati e su cui bisogna intervenire con la massima urgenza secondo i rappresentati delle associazioni di categoria Rocco Pardo, Antonio Ruvio, Salvatore Terlati presenti ieri mattina alla conferenza stampa. Numeri che a livello nazionale parlano di un’impresa al minuto scomparsa nel 2012, numeri drammatici. Un’emorragia che richiede secondo le associazioni interventi strutturali volti ad attivare la crescita attraverso scelte coraggiose a sostegno del lavoro produttivo e dell’impresa, in particolare delle piccole e medie imprese e dell’artigianato. Queste le misure da applicare urgentemente secondo i rappresentanti dalle categorie: Un piano straordinario per il lavoro che consenta di utilizzare da subito le risorse dei Fondi Strutturali disponibili per le opere infrastrutturali cantierabili e il lancio d’interventi e nuovi investimenti per le piccole opere e la messa in sicurezza dei territori, degli edifici, impianti pubblici e strade. Una nuova politica per il credito ordinario e agevolato. Un piano straordinario per l’occupazione puntato sull’apprendistato come unico e vero strumento di formazione e d’inserimento nel mondo del lavoro. Il pagamento effettivo e immediato dei debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti dei crediti vantati dalle imprese. La riduzione della pressione fiscale che grava sul lavoro e sulle imprese partendo dalla modifica dei meccanismi di riscossione della Serit ed Equitalia.