Gela. Non era un pusher né avrebbe avuto a disposizione l’immobile a Carrubbazza, scoperto dai poliziotti del commissariato, che sarebbe stato utilizzato come punto di raccolta della droga, soprattutto hashish e marijuana. Cadono le accuse mosse contro Danilo Radosta, arrestato proprio dai poliziotti nei pressi di quell’appartamento. Insieme a lui, un giovane, già giudicato dal gup per gli stessi fatti e condannato. Il giudice Lirio Conti, invece, ha pronunciato un verdetto di assoluzione nei confronti di Radosta, intanto finito a dibattimento. I poliziotti, dopo la segnalazione giunta probabilmente da una fonte confidenziale, arrivarono a quell’immobile e bloccarono i due. Il pubblico ministero Sonia Tramontana, a conclusione della sua requisitoria, ha chiesto la condanna a sei anni di reclusione, ritenendo l’imputato inserito nel presunto giro di droga.
L’intervento dei poliziotti. La difesa, sostenuta dall’avvocato Giovanna Miceli, ha fornito una ricostruzione totalmente diversa da quella degli investigatori. Radosta, infatti, non avrebbe mai avuto alcun ruolo in vicende di spaccio di sostanze stupefacenti. Per un certo periodo, invece, fu solo assuntore e per questo motivo si trovava insieme all’altro arrestato. Avrebbe voluto acquistare droga, per il consumo personale e nient’altro. “Lavora regolarmente – ha spiegato in aula il legale – e non ha mai avuto bisogno di spacciare”. La difesa, inoltre, ha proprio sottolineato l’assenza di elementi certi che potessero collegare l’imputato all’abitazione, finita sotto i riflettori degli inquirenti. Una ricostruzione che ha convinto il giudice Conti, tanto da fargli pronunciare un verdetto favorevole all’imputato.