L’indotto e i contratti a termine, un licenziamento contestato: Cacici, “operai ricattabili”

 
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Gela. Nell’indotto Eni si continuerebbe a respirare aria di forte tensione. Con la diffusione, quasi capillare, dei contratti a tempo determinato, nella gran parte dei casi coperti dalle agenzie interinali, le fibrillazioni non mancano. Una denuncia che viene rilanciata dal segretario provinciale dei metalmeccanici dell’Ugl Francesco Cacici. “Purtroppo, con i contratti a tempo determinato che ormai vengono usati da tutte le aziende dell’indotto di raffineria – dice – gli operai sono deboli e ricattabili. Lavorano con il fardello di non vedersi rinnovare il rapporto che li lega alle aziende”. L’ultimo caso, solo pochi giorni fa.

“Quanto accaduto è da condannare – dice ancora Cacici – un operaio, assunto a tempo determinato da una delle aziende metalmeccaniche dell’indotto, costretto a tre giorni di malattia, se li è visti riconoscere come giornate di ferie. Ha chiesto spiegazioni e solo per questa ragione, è stato licenziato. Fortunatamente, è riuscito ad essere ricollocato in un’altra azienda. Ma è chiaro che così non si può andare avanti, soprattutto in una fase tanto difficile per l’occupazione, nell’indotto Eni e non solo. Se casi simili dovessero verificarsi ancora, passeremo alle denunce e a fare nomi e cognomi di chi agisce violando le norme”. Da tempo, i sindacati hanno chiesto una convocazione al prefetto di Caltanissetta Maria Teresa Cucinotta, proprio per valutare tutte le vicende che ruotano intorno all’indotto di Eni.

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