Per fedeltà al clan uccise il cugino, i familiari della vittima chiedono risarcimento

 
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Gela. Ucciso dal cugino, killer di mafia. Ad oltre trent’anni da quei fatti, la vicenda a luglio verrà valutata dai giudici civili del tribunale. I familiari di Gaetano T. chiedono che sia l’omicida a risarcirli ed hanno chiamato in causa anche uno dei fondi per le vittime di mafia. Il giovane, appena tornato in città dopo il servizio militare, venne ammazzato dal cugino. Stesso nome e stesso cognome, ma il killer non si fece scrupoli e lasciò a terra il parente. Una sorta di prova che gli venne chiesta per dimostrare fedeltà al gruppo della stidda, in quel periodo in guerra contro i rivali di cosa nostra per prendersi il dominio. La famiglia della vittima, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Cascino, ha scelto di rivolgersi ai giudici, dopo che le sentenze penali hanno già fatto chiarezza su quanto accaduto.

L’omicidio. Il giovane ucciso, per i familiari, è stato vittima di mafia. Proprio questo cercherà di provare il legale, di modo da ottenere il riconoscimento giudiziario, anche in sede civile. Un verdetto che, se emesso, aprirebbe la strada ad un risarcimento economico. L’omicida, addirittura, partecipò ai funerali, quasi nel tentativo di depistare gli inquirenti. Dopo qualche tempo, però, i fatti iniziarono ad emergere e l’identità del killer venne svelata.

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