Gela. Hanno escluso di aver mai imposto il monopolio nella raccolta della plastica tra le aree rurali della città e, anzi, si sono definiti vittime dei rivali del settore. In aula, nel dibattimento scaturito dal blitz antimafia “Redivivi”, hanno parlato proprio gli imputati. I Trubia si sono difesi, rispondendo alle domande dei loro legali di fiducia e del pm Luigi Leghissa. “Io sono stato vittima di estorsione – ha detto Nunzio Trubia – lo Stato mi ha risarcito e ho addirittura ricevuto richieste di denaro, dopo che vennero a sapere dei soldi del risarcimento. Io ho sempre fatto l’allevatore e nei procedimenti in cui sono stato imputato per mafia sono sempre stato assolto. Di estorsioni e di altro non ho mai voluto sapere niente”. Nunzio Trubia, che ha risposto alle domande dell’avvocato Flavio Sinatra, ha lanciato chiare accuse verso quelli che lui ritiene i presunti estorsori. Ma anche altri imputati hanno parlato, respingendo le accuse mossegli dai pm della Dda di Caltanissetta, che invece ritengono il gruppo Trubia inserito nel contesto della criminalità organizzata locale. Accuse respinte da Vincenzo Trubia, Rosario Trubia, Simone Trubia, Luca Trubia, Ruggero Biundo e Rosario Caruso.
“Le uniche estorsioni che ho fatto – ha detto invece Davide Trubia – risalgono al 2003. Ero un ragazzo e lo facevo per fare avere i soldi a mio fratello, che era detenuto. Poi, mi sono messo a lavorare nel settore della plastica ma uccisero un altro mio fratello. Si rischiava la vita. Non abbiamo mai minacciato i Fontana o gli altri operatori. Anzi, fu Roberto Fontana ad offrire soldi a Vincenzo Trubia, per convincere suo figlio e gli altri parenti a non raccogliere la plastica. Quando ho deciso di tornare a lavorare in quel settore, ho dovuto pagare”. L’istruttoria dibattimentale si avvia alla conclusione e il mese prossimo il pm Leghissa dovrebbe formulare le proprie richieste. Parti civili sono il Comune, rappresentato dall’avvocato Anna Gambino, l’associazione Codici e quattro operatori che sarebbero stati vittime delle presunte imposizioni dei Trubia, con l’avvocato Giovanni Bruscia, ma c’è anche l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, con l’avvocato Giuseppe Panebianco. Tutti gli imputati sono difesi dai legali Flavio Sinatra, Nicoletta Cauchi e Carmelo Tuccio.