Gela. Dopo il rinvio a giudizio di ieri, deciso dal gup del tribunale di Caltanissetta, che ha disposto il processo anche nei confronti dell’ex sindaco Francesco La Rosa, adesso consigliere comunale, è stata la volta del boss Giancarlo Giugno. Coinvolto nell’inchiesta “Polis”, che ha fatto emergere un presunto patto politico-mafioso, capace di consentire a La Rosa di vincere alle amministrative di sei anni fa, Giugno è a processo davanti ai giudici del tribunale di Gela. Il collegio, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Marica Marino e Silvia Passanisi, ha disposto l’apertura del dibattimento. E’ stata respinta la richiesta di giudizio abbreviato, formulata dal difensore di Giugno, l’avvocato Filippo Croce. Il boss cinquantanovenne era collegato in videoconferenza. Non è da escludere, comunque, che si possa andare verso una sorta di abbreviato sostanziale. La richiesta della difesa è stata ritenuta non ammissibile, soprattutto dopo la scelta del giudizio immediato. Il no al rito alternativo è arrivato anche dal pm della Dda di Caltanissetta Luigi Leghissa, che sostiene l’accusa.
Il collegio, intanto, ha autorizzato la costituzione di parte civile del Comune di Niscemi, con l’avvocato Massimo Caristia, incaricato dall’amministrazione comunale del sindaco Massimiliano Conti. Alla costituzione si è invece opposta la difesa dell’imputato. L’ente è parte civile anche nell’altro filone processuale, che arriverà in aula il prossimo 24 ottobre. Giugno, seppur collegato in video, non ha comunque parlato, delegando il suo difensore. Per gli inquirenti avrebbe fatto lui da “garante” al presunto patto, che avrebbe consentito di convogliare voti in favore di La Rosa e del suo gruppo. In aula, si tornerà il prossimo 17 ottobre.