Gela. L’imprenditore Emilio Missuto, amministratore della società Cosei dichiarata fallita dal tribunale, dimora da due mesi nel parcheggio del palazzo di giustizia.
Lo scorso 19 aprile ha avviato uno sciopero della fame in contrada Giardinelli con l’intenzione non riuscita di attirare a se le attenzioni della giustizia. La protesta finora ha permesso solo di aggravare lo stato fisico di Missuto, dimagrito 28 chili tanto costringerlo alle cure mediche ospedaliere. Ieri, a seguito di un improvviso mancamento, è tornato al pronto soccorso di via Palazzi. Rivendica il pagamento di oltre 600 mila euro, relativi alle spettanze di lavori eseguiti con regolare incarico per il comune di Niscemi e Santadi in Sardegna. Quei soldi avrebbero garantito la sopravvivenza della sua impresa e il mantenimento della forza lavoro oggi finita nella lunga lista dei disoccupati. Missuto si è rivolto per due volte al presidente della Repubblica, l’ultima negli scorsi giorni. In una lettera ha precisato: “Non voglio morire per mano dello Stato, chiedo solo il riconoscimento dei miei diritti e risposte certe”. Negli ultimi due mesi nel presidio di contrada Giardinelli ha incontrato esponenti politici locali, tra tutti il deputato all’Assemblea regionale siciliana, Pino Federico, e il sindaco Angelo Fasulo, senza per questo ottenere risvolti positivi di una vicenda che sembra essere finire nel dimenticatoio. “Non ci sono novità – commenta Missuto – ma non demordo e vado avanti con la protesta e lo sciopero della fame”. Parole di disperazione che adesso rischiano di risolversi con un crollo improvviso anche della sua resistenza fisica. Il presidio nel parcheggio del tribunale sarebbe autorizzato dalle forze dell’ordine, ma sempre manca la presenza di un’ambulanza e di un medico a seguito. L’amministratore 38 enne della società Cosei aveva organizzato sit-in di protesta anche a Niscemi e a Roma, davanti l’ingresso di Montecitorio, ottenendo le attenzioni degli organi si stampa. Poca cosa rispetto alle richieste di Missuto che vorrebbe fosse accelerato l’iter della giustizia sulla valutazione delle spettanze rivendicate. “Secondo il concetto di giustizia civile – aveva detto il presidente del tribunale, Alberto Leone – ha torto chi non riesce a difendere le proprie ragioni. L’imprenditore Emilio Missuto non è comparso neanche durante il giudizio di fallimento della società che rappresenta”.