Gela. L’esperto che si occupò di analizzare le tracce biologiche, individuate all’interno di un’automobile, è stato sentito in aula, davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Ersilia Guzzetta e Tiziana Landoni. Il perito venne incaricato di analizzare quelle tracce, nel corso dell’indagine scattata dopo la presunta violenza sessuale subita da una donna. A processo, per quei fatti, ci sono tre giovani, ritenuti responsabili dei presunti abusi. Da quanto ricostruito, la presunta violenza si sarebbe verificata, a bordo dell’auto, in un’area isolata, nei pressi di via Dell’Acropoli. Furono i carabinieri a ritrovare i quattro, dopo la segnalazione lanciata dalla sorella della donna.
Le tracce presenti nell’automobile. L’esperto ha risposto alle domande dei difensori, gli avvocati Calogero Giardina, Mariella Giordano e Arturo Carrabino, e a quelle del pubblico ministero Mario Calabrese. Già in fase di incidente probatorio, gli inquirenti cercarono di capire se le tracce biologiche riscontrate potessero ricondurre ai quattro. In base alle verifiche allora condotte dal perito, a bordo della vettura sarebbero state rilevate anche “tracce miste”, collegabili sia a uomini che a donne.