Gela. Non taglia la barba e i capelli da 24 anni. Da quando cioè la mafia gli uccise il figlio e la nuora. La storia di Vincenzo e Augusta Agostino, genitori di Nino, il poliziotto ucciso insieme alla moglie nel 1989 a Palermo, ha commosso gli studenti dell’Istituto Tecnico Commerciale.
Quella barba lunga e non curata rappresentano il metodo civile per chiedere giustizia sulla morte del figlio e della nuora, che quando morì era incinta. Agostino ha incontrato e parlato agli studenti nell’ambito di un incontro promosso dal presidio Libera coordinato da Giuseppe Spata nell’ambito delle iniziative per celebrare la Giornata della Memoria e dell’Impegno. Una testimonianza diretta e limpida, dettagliata sulla notte dell’assassinio dell’agente il cui nome sarà ricordato insieme con gli altri 1000 a Firenze, dove si terrà la giornata Libera promossa da Don Luigi Ciotti. “Cerchiamo giustizia – hanno detto i genitori di Nino – Vogliamo che la verità sull’omicidio di nostro figlio e di nostra nuora venga fuori perché possiamo trovare pace nei nostri cuori. La nostra è una missione che in giro per tutta la nazione vuole fare emergere un messaggio chiaro che rivolgiamo ai giovani, futuri promotori della costituzione: non arrendetevi alle logiche mafiose – hanno detto agli studenti – siate uomini liberi e coraggiosi perché valgano i vostri diritti e il vostro dovere non venga meno”. Commosso il Dirigente Scolastico Angela Scaglione che ha ribadito quanto sia “importante il senso della memoria ed il dovere del ricordo”.