Gela. Tempo scaduto o quasi per far risorgere il progetto Ciliegino. Un grosso investitore italiano, leader nel settore delle energie rinnovabili, che il 14 marzo aveva inoltrato la formale richiesta all’Agroverde di acquisizione totale del progetto per diversi milioni di euro, sta per mollare tutto. Dall’invio della richiesta formale, con tanto di autorizzazioni e coperture finanziarie, non ha fatto seguito alcun riscontro. Silenzio assoluto, né di accettazione tantomeno di rifiuto. Neanche una contrattazione. Ed allora il gruppo emiliano, che intende investire 150 milioni di euro sull’intero progetto, ha dato un ultimatum. Vuole una risposta ufficiale entro il 4 maggio, senza la quale dichiara decaduto ogni interesse. Una pec è stata inviata sia all’Agroverde, titolare del progetto, che all’amministrazione comunale.
Della vicenda è stato interessato anche il dipartimento energia della Regione. Il progetto del gruppo emiliano prevede la conversione del progetto in impianto fotovoltaico a terra di 80 Mwp. La multinazionale possedeva già i requisiti, con tanto di garanzie bancarie (“patronage”) già comunicate anche alla Regione. Insomma non si trattava di una scatola vuota o di investitori fantasma poco credibili ma di una offerta concreta che rischia però di cadere nel vuoto.
L’azienda aveva già svolto la “due diligence” per verificare le finalità del progetto e la sua valorizzazione. Agroverde, che ha contenziosi con i proprietari dei terreni e società appaltatrici come la Mondello Spa, avrebbe da un lato pagato i suoi debiti e mantenuto l’interesse per la parte del progetto agricolo. Il Comune si sarebbe sgravato di una spada di Damocle perché in caso di fallimento del progetto Ciliegino dovrebbe corrispondere ai proprietari il pagamento dei terreni espropriati (sui 5 milioni di euro), provocando un altro pericoloso debito fuori bilancio. Ecco perché si rende necessario un intervento anche “politico” affinchè la Regione non ritiri le sue garanzie, visto che l’ennesima proroga non è consentita ed i lavori – secondo la multinazionale emiliana – potrebbero essere conclusi entro il dicembre 2019. Ma cosa vuole fare Agroverde?
Verremo mai a conoscenza delle responsabilita? E sopratutto si riuscira mai a iniziare e completare l opera tanto proclamata?