Gela. Un taglio complessivo di almeno il quaranta per cento delle risorse regionali, così ritorna lo spettro della chiusura di decine di riserve naturali siciliane, compresa quella del Biviere. Un allarme che arriva direttamente da un cartello di associazioni ambientaliste che contestano il contenuto della finanziaria, attualmente in discussione all’Ars. Con le risorse disponibili, si arriverà, al massimo, fino al mese di agosto, poi bisognerà chiudere i battenti, con tanto di personale messo alla porta. “All’Ars interessano solo i numeri e i tagli – dice Emilio Giudice che insieme ad altri tre operatori gestisce la riserva orientata Biviere – non si considera il ruolo che le riserve hanno in un territorio, tanto complesso come quello di Gela”.
Biviere a rischio. A rischio, adesso, ci sono anche gli operatori del Biviere. “Noi, da anni, siamo costretti a sostituirci allo Stato – aggiunge Giudice – abbiamo preso in mano dossier molto delicati, avviando procedure che non si erano mai viste. Abbiamo dato un supporto decisivo anche per risalire all’origine della vicenda della gestione delle acque in questo territorio, ottenendo una vittoria in giudizio contro Raffineria Eni. Il famoso piano di risanamento di Gela prevedeva già di affrontare e risolvere problematiche come questa. Ma nessuno lo ha fatto. Eppure sottraendo tempo alla “contemplazione della natura”, il sottoscritto, in qualità di direttore della riserva, ha dovuto affrontare vicende complesse che non sono competenza diretta dell’ente gestore della riserva. In questi luoghi la gestione di una riserva naturale assume contorni diversi e significati che vanno al di là della gestione di una porzione di natura. La riserva, grazie alle battaglie portate avanti, rappresenta uno dei pochi riferimenti di speranza per il territorio e per il futuro. Questo è un territorio dove tutti gli altri hanno già fallito. Ai parlamentari che in queste ore diventano protagonisti del bilancio e si accingono a cancellare storie come questa, chiedo di riflettere e di valutare attentamente se ciò contribuisce realmente all’interesse della collettività. Ai parlamentari che non sono i primi protagonisti chiedo di esserlo e di difendere ciò che rappresentano le aree protette, per il futuro ma anche per le storie del passato”. Da anni, quelli della riserva Biviere cercano di fare da barriera alle illegalità diffuse nelle aree rurali, a cominciare dalla vicenda dei pascoli abusivi e dei roghi dei terreni. In più occasioni, hanno presentato esposti e denunce sull’abusivismo di gran parte delle coltivazioni in serra. Strutture che si sono prese enormi spazi, anche a ridosso delle aree demaniali.