Gli affari del clan Rinzivillo in Lombardia: giudici valutano ruolo Rosario Vizzini

 
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Gela. Attentati incendiari, minacce e giri di droga e denaro: davanti alla corte presieduta dal giudice Paolo Fiore, continuano ad essere descritte le tappe dei presunti affari illeciti organizzati, in Lombardia e non solo, dal collaboratore di giustizia Rosario Vizzini.

Il cinquantacinquenne, prima del suo pentimento ritenuto dagli inquirenti il vero referente del clan Rinzivillo nella provincia lombarda: sarebbe stato a capo di un’organizzazione capace di dettare legge nel territorio di Varese e, più in generale, nelle province limitrofe. Si tratta di uno dei tronconi processuali scaturiti dalla maxi operazione antimafia Tetragona.
Così, davanti ai giudici del tribunale, è stato sentito uno degli investigatori che, per diversi mesi durante il 2009, si è occupato d’intercettare le utenze telefoniche intestate a Vizzini e ai suoi presunti sodali.
Al centro dell’audizione, le continue conversazioni intrattenute da Rosario Vizzini con Pietro Caielli, Claudio Conti e Sergio De Bernardi. Diversi i contrasti sorti per ragioni di tipo economico: al punto, da spingere lo stesso Caielli a lasciare, per alcuni mesi, Busto Arsizio e trasferirsi altrove.
Il calabrese trapiantato in Lombardia, considerato dagli investigatori una sorta d’imprenditore-faccendiere legato proprio a Vizzini, avrebbe accumulato debiti con il presunto boss: frutto, fra le altre cose, di assegni finiti in protesto. La sua fuga avrebbe fatto scattare le ricerche avviate da Vizzini e De Bernardi, altro importante braccio del presunto gruppo criminale.
L’investigatore sentito davanti alla corte, rispondendo alle domande dei legali di Vizzini e a quelle del pubblico ministero Gabriele Paci, ha escluso l’accertamento di vere e proprie operazioni economiche legate all’affare della droga.
Stando all’accusa, invece, il mercato battuto dagli imputati era quello caraibico, attraverso i movimenti di Claudio Conti. Vizzini, comunque, avrebbe sempre agito cercando di ottenere l’avallo del boss Crocifisso Rinzivillo. Su questo fronte, sono state ricostruite diverse trasferte verso Roma organizzate da Rosario Vizzini allo scopo di raggiungere lo stesso Rinzivillo.
Molteplici, inoltre, le intercettazioni telefoniche e ambientali citate dai difensori e analizzate dall’esperto sentito nel corso dell’udienza. Telefonate effettuate verso le utenze intestate al “professore” Sergio De Bernardi e al “geometra” Pietro Caielli. In ballo, ci sarebbero stati soldi e debiti non onorati: con assegni portati all’incasso anche in alcuni istituti di credito di San Marino.

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