Gela. Sei anni e tre mesi di reclusione al gelese Claudio Iannì e alla romena Renata Paun. Due anni, invece, al compagno della donna, Andrei Stirbu. E’ questo il verdetto emesso dal collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Ersilia Guzzetta e Tiziana Landoni. Gli imputati erano accusati dell’estorsione ai danni di un pensionato di Licata. In base alla ricostruzione dei pm, l’anziano avrebbe dovuto pagare per riavere la propria automobile. Il tramite sarebbe stata proprio Renata Paun. A conclusione della sua requisitoria, il pm Eugenia Belmonte, ha chiesto la condanna a cinque anni di reclusione per Iannì e Paun e l’assoluzione per Stirbu, non riscontrando elementi che potessero condurre ad un suo coinvolgimento. L’automobile venne ritrovata dai carabinieri in un’officina meccanica di via Generale Cascino e il libretto era in possesso di Iannì.
Il “cavallo di ritorno”. I legali di difesa, gli avvocati Salvo Macrì e Giuseppe Smecca, invece, hanno sempre escluso l’ipotesi del “cavallo di ritorno”. L’automobile il pensionato l’avrebbe spontaneamente prestata a Renata Paun, che già conosceva. Gli stessi imputati non hanno mai confermato di aver imposto il pagamento (poco più di cento euro) al pensionato licatese. La linea difensiva, però, non ha convinto i giudici.