Gela. Solo la posizione di Claudio Lo Vivo dovrà essere rivista dai giudici della Corte di appello di Caltanissetta. Confermate, invece, le condanne a Giuseppe Billizzi e Gianfranco Di Natale. I tre vennero coinvolti nell’inchiesta antimafia “Compendium”. Gli investigatori ricostruirono collegamenti anche tra i gruppi locali e alcuni presunti esponenti, residenti nel Nord Italia. I giudici della Corte di Cassazione, ai quali si sono rivolti i legali degli imputati, hanno respinto i ricorsi presentati dalle difese di Billizzi e Di Natale, confermando la condanna a sei anni e mezzo di reclusione per il primo e a sei anni per il secondo. I legali Flavio Sinatra, Claudio Cricchio e Gloria Iannizzotto hanno escluso, come già accaduto nei precedenti gradi di giudizio, l’eventuale vicinanza degli imputati ai clan. Gli investigatori ricostruirono anche una serie di estorsioni.
L’inchiesta “Compendium”. Per Lo Vivo, invece, bisognerà rivedere l’aggravante di aver favorito i gruppi di mafia gelesi. L’unica condanna già ridotta in appello fu proprio quella di Claudio Lo Vivo, per lui in primo grado era caduta l’accusa di associazione mafiosa. I giudici nisseni della Corte di appello, accogliendo in parte le richieste arrivate dal difensore di fiducia, l’avvocato Vittorio Giardino, esclusero il collegamento tra lo stesso Lo Vivo e due episodi di presunte forniture d’armi in favore dei clan locali. Così, è arrivata la condanna a quattro anni e dieci mesi di reclusione a fronte dei cinque anni e mezzo comminati in primo grado. I giudici nisseni, però, dovranno nuovamente pronunciarsi, a seguito dell’annullamento appena deciso dalla Cassazione, che ha accolto le richieste del difensore.