Le presunte estorsioni per i lavori a Farello, “l’imprenditore fu costretto a pagare 40 mila euro”

 
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Gela. Sarebbe stato costretto a restituire almeno il dieci per cento dell’intero importo dell’appalto, ottenuto per la realizzazione di oltre duecento loculi nel cimitero Farello, commissionati da confraternite della città. I poliziotti del commissariato e quelli della mobile di Caltanissetta che condussero le indagini hanno decritto, in aula, il presunto sistema organizzato da Salvatore Incardona e Giovanni Marù, accusati di estorsione, proprio ai danni del titolare dell’azienda edile, chiamata a svolgere i lavori. “Su un totale di 450 mila euro – ha detto uno degli agenti sentito in aula – l’imprenditore ha dovuto restituirne almeno 40 mila. Con il saldo dei lavori, una parte dei soldi venivano incassati dall’imprenditore, mentre l’altra doveva essere corrisposta agli imputati”. Un presunto sistema, fatto di pressioni e minacce, che venne poi denunciato proprio dal titolare dell’azienda, adesso parte civile con l’avvocato Rosaria Fasciana. Parte civile è anche l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, con l’avvocato Giuseppe Panebianco.

Le presunte richieste estorsive. I poliziotti hanno risposto alle domande del pm Luigi Lo Valvo e a quelle del difensore degli imputati, l’avvocato Alfredo D’Aparo. Il legale di difesa, in più occasioni, ha nettamente contestato le accuse mosse ai due, titolari di altrettante agenzie funebri, che avrebbero imposto i pagamenti, minacciando l’imprenditore di bloccare il versamento degli stati di avanzamento lavori. In base alle accuse, avrebbero preteso anche l’assunzione di operai di loro fiducia. Nel corso dell’udienza, è stato sentito il perito, incaricato di trascrivere il contenuto di una registrazione audio, effettuata dall’imprenditore che sarebbe stato preso di mira.

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