Gela. Tempo scaduto per il piano economico finanziario e per le tariffe Tari sui rifiuti, aumentate. Superato il termine ultimo del 31 marzo, con il consiglio comunale che ha fatto nuovamente capire alla giunta di non volerne sapere, non c’è più possibilità di approvazione di questi atti, che comunque non potrebbero produrre effetti. “Le direttive del Ministero dell’economia sono chiare – dice il capogruppo di Noi con l’Italia Vincenzo Cirignotta – non si possono approvare atti finanziari come il pef oltre la scadenza del 31 marzo. Domani, in aula, l’unica cosa che mi aspetto dal sindaco Domenico Messinese e dal suo vice Simone Siciliano è il ritiro degli atti. Devono capire che su temi così delicati, la politica non si improvvisa né si fa con gli incarichi. Non hanno una maggioranze, ne prendano atto. C’è almeno un caso analogo, relativo ad un altro comune, con il ministero che ha bloccato un piano economico finanziario, approvato dopo che le tariffe erano state corrette, ma oltre la scadenza”. Da quando il sindaco Domenico Messinese e il suo vice si sono insediati, il bivio dei rifiuti è sempre stato fatale per la giunta. Il consiglio, quasi in blocco, non ha mai accolto di buon occhio la spinta all’autosufficienza, che l’amministrazione comunale vorrebbe imporre, pur senza numeri utili a disposizione.
La “dottrina” Siciliano. Dall’assise civica arriva l’ennesimo messaggio al sindaco, il suo vice, che ha in mano tutti i dossier più delicati, va messo da parte. Neanche Cirignotta lo nega. “Siciliano è stato bocciato completamente – dice ancora – non capisco perché il sindaco si ostini a tenerlo in giunta. L’azzeramento di dicembre è stata una presa in giro. Le tariffe Tari sono ferme da quattro anni e la città è in ginocchio, soprattutto per i debiti prodotti nella gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. A questo punto, inviterei il sindaco a spiegare in aula quali sono i veri motivi che lo hanno portato a confermare, sempre e comunque, il suo assessore di riferimento”. Insomma, la bulimia istituzionale del vicesindaco Simone Siciliano, che tra molteplici deleghe e settori cruciali in mano propria, ha in più occasioni dettato la linea politica della giunta, non piace praticamente a nessuno. Sembra questo il vero nodo politico, sul quale Messinese si gioca i prossimi due anni. Confermare il suo braccio destro e, in assenza di un accordo politico con alleati forti, tirare a campare con numeri asfittici, oppure “licenziare” l’uomo forte del municipio e aprire ad eventuali larghe intese di governo.