Genova. Per i magistrati della procura di Genova, adesso sono padre e figlio a dover rispondere all’accusa di omicidio. Vincenzo e Guido Morso avrebbero ucciso il ventottenne Davide Di Maria, morto in un’abitazione di Molassana a Genova. Una svolta che si è materializzata a dibattimento già aperto, davanti ai giudici della Corte d’assise. Inizialmente, l’accusa di omicidio veniva contestata solo a Guido Morso. Al padre Vincenzo, da anni ritenuto referente a Genova di cosa nostra gelese, veniva imputata solo la rissa aggravata. Il pm Alberto Landolfi, però, ritiene che a concorrere nell’omicidio sarebbe stato anche il sessantunenne. I difensori, così, hanno ottenuto l’ammissione al giudizio abbreviato, che in caso di condanna potrebbe garantire una riduzione di pena. Scelta analoga arrivata dai legali degli altri due imputati Marco N’Diaye e Christian Beron, che però rispondono solo di rissa e spaccio. In base alle accuse, Di Maria sarebbe stato ucciso al culmine di contrasti sorti tra il suo gruppo e quello dei Morso per la gestione delle piazze di spaccio. Vincenzo e Guido Morso si recarono nell’abitazione per avere un chiarimento. Partirono colpi di pistola ma Di Maria venne ucciso da una coltellata.
L’appuntamento a Molassana. L’arma non è mai stata trovata e gli imputati si accusano reciprocamente. I Morso si diedero alla fuga, per poi costituirsi. Guido Morso ha sempre sostenuto di non aver sferrato la coltellata fatale, ma di essersi difeso sparando. I pm genovesi, però, credono che padre e figlio abbiano ucciso il ventottenne Di Maria. Adesso, vista la modifica in corso d’opera dei capi di imputazione, verranno giudicati con il rito abbreviato.