Gela. A fine marzo, torneranno davanti ai giudici della Corte di appello di Caltanissetta, che dovranno rivalutare l’entità delle pene emesse nei loro confronti. Emanuele Palazzo, Giuseppe Alfio Romano e Massimiliano Tomaselli vennero coinvolti nel blitz antimafia “Agorà”. Palazzo, per gli investigatori, sarebbe stato il capo del nuovo gruppo degli stiddari, in grado di organizzare i sodali, impegnati in estorsioni e spaccio di droga. I giudici della Corte di Cassazione, nel giugno di due anni fa, decisero l’annullamento dei tre verdetti di condanna, con rinvio solo per rideterminarne l’ammontare. I tre, difesi dagli avvocati Maurizio Scicolone, Flavio Sinatra e Cristina Alfieri, vennero coinvolti nell’inchiesta insieme ad altri imputati, che hanno già definito le loro posizioni. La condanna più pesante, nei precedenti gradi di giudizio, fu pronunciata proprio nei confronti di Palazzo.
Già in Cassazione, la difesa contestò l’errato riconoscimento della recidiva e degli aumenti per la continuazione con altre condanne. Dai sedici anni di reclusione, decisi in primo grado dal gup del tribunale di Caltanissetta, si arrivò ai dodici decisi dai magistrati nisseni d’appello. I giudici della Corte di Cassazione hanno disposto l’esecutività della condanna a quattro anni e otto mesi di reclusione. Vennero accolte anche le richieste dei difensori di Romano e Tomaselli, almeno sul fronte dell’eventuale rideterminazione dell’entità delle condanne, decidendo l’annullamento con rinvio. Nel giudizio, parti civili sono uno degli imprenditori preso di mira dagli stiddari per avere i soldi, l’associazione antiracket “Gaetano Giordano” e la Fai, rappresentati dall’avvocato Giuseppe Panebianco.