Gela. Il prefetto di Catania, Silvana Riccio, oggi pomeriggio ha firmato il decreto di revoca della licenza alla società “Sicurezza Italia” di Raddusa. Il provvedimento ha ripercussioni sul futuro occupazionale anche sui 70 dei complessivi 700 vigilantes che operano nell’isola per conto della società etnea raggiunta, il 20 dicembre scorso, dal sequestro della sede di Raddusa, costituita da 27 vani, effettuato dai militari della guardia di finanza di Catania ed emesso dal gip del tribunale di Caltagirone su richiesta della procura di Catania, mirato al recupero di un importo equivalente alle imposte evase pari a 2,8 milioni di euro del reato contestato a due ex soci: Giuseppe Sberna 57 anni e Angela Serafina Paterniti di 53 anni.
La vicenda ha ripercussioni anche in città, dove la “Sicurezza Italia” vanta un organico di 70 vigilantes, 60 dei quali impiegati in Raffineria, Enimed e Green Stream. Le società del gruppo Eni saranno costrette a rivedere la proroga al contratto in scadenza ad ottobre.
La precisazione di Eni. Fonti ufficiali del colosso energetico del cane a sei zampe, ieri, avevano assicurato “l’avvio di provvedimenti idonei qualora dovessero essere accertate delle irregolarità”. Eni assicura che il processo di selezione è particolarmente accurato”.
Lo scenario. I servizi, nei prossimi trenta giorni, dovranno essere dismessi dalla società “Sicurezza Italia” e affidati ad altri istituti arrivati secondi nelle rispettive gare di appalto. Rimane la difficoltà di ricollocare i tantissimi vigilantes che operano per ditte minori di privati.
La reazione di Sberna. Intanto la notizia è stata una vera doccia fredda per Filippo Sberna, titolare della società di vigilanza di Raddusa, non invitato al vertice in prefettura dove invece erano presenti il sindaco di Misterbianco, l’ispettorato del lavoro di Catania, il direttore Arnas Garibaldi di Catania, il commissario straordinario Tecnic di Catania, il direttore generale Ferrovia circumetnea Catania, le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil, Ugl, Sicurezza civile.
“Non siamo stati invitati – ammette Sberna -, non so di cosa stia parlando. E’ assurdo, noi non sappiamo nulla”.
Il valzer delle nomine. Solo ieri, Giuseppe Ciantia Di Dio, nominato dai soci di maggioranza che fanno capo proprio a Filippo Sberna, aveva assicurato di avere “i requisiti per ottenere la licenza”. La sua nomina, la terza in un mese, aveva fatto seguito alle dimissioni di Luca Antonio Strano, cognato di Giuseppe Sberna, e quelle lampo dell’insegnante Salvatore Mancuso.
Le preoccupazioni delle organizzazioni sindacali. “Ci hanno convocati e ufficializzato del decreto di revoca della licenza – assicura Davide Foti, segretario Filcams Cgil Catania -. Rispetto a questo percorso inizia il conto alla rovescia di trenta giorni per verificare il cambio appalto e gli adempimenti previsti.
Abbiamo un problema legato agli appalti privati, dove la difficoltà nella gestione richiede un coordinamento di un tavolo di crisi in prefettura”.
“La licenza è unica, viene revocata in tutto il territorio – puntualizza Rita Ponzio, segretario Fisascat Cisl Catania – Pertanto si metterà in moto il problema delle gare d’appalto. Domani sottolineeremo che la prefettura di Catania si faccia da portavoce per eseguire il passaggio di tutte le maestranze in istituti qualificati come già avvenuto a Palermo. Da tempo cercavamo di contattare la prefettura per addivenire ad un accordo”.
Domani un nuovo vertice in prefettura. Domani, intanto, il prefetto incontrerà nuovamente gli attori protagonisti della vertenza “Sicurezza Italia” mentre, la Filcams Cgil parlerà ai lavoratori in un sit-in convocato per parlare di “licenziamenti, mancati pagamenti delle retribuzioni, mancato rinnovo dei porto d’arma e il rischio della continuità lavorativa”.