Il contributo del gioco d’azzardo alle entrate tributarie dello Stato

 
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I dati più importanti che riguarda le entrate del 2017 per il Ministero delle Finanze (Mef) sono stati piuttosto positivi e incoraggianti per le casse dello Stato. Le entrate tributarie e contributive mostrano un aumento complessivo del 2% (+12.233 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le entrate prodotte complessivamente da tasse, imposte e contributi sono aumentate del 0,9% raggiungendo quota 407.948 milioni di euro (+3.801 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo nel 2016.In termini di imposte dirette, il periodo preso in considerazione ha registrato un gettito di 224.810 milioni di euro, con una crescita di 319 milioni di euro, pari allo 0,1%. Tra i fattori che hanno portato a questo risultato positivo possiamo ricordare l’alleggerimento del carico fiscale per le imprese ed i risultati prodotti dal voluntarydisclosure.

Dando uno sguardo alle imposte indirette il gettito fiscale generato dai primi 11 mesi del 2017 è stato di 183.130 milioni di euro, con un aumento dell’1,9% (+3.482 milioni di euro). Anche le entrate prodotte dall’Iva, pari a 110.647 milioni di euro, sono aumentate del +3,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.Considerando il boom del gioco d’azzardo in Italia, che è stato il fenomeno più evidente degli ultimi anni, in ottica di entrate per il fisco e che include comparti diversificati quali lotterie, sale bingo, il circuito delle scommesse sportive sul territorio, nonché le sale slot e Vlt che rappresentano ormai una realtà con cui bisogna fare i conti, non solo a livello di materia fiscale, ma anche di comportamento dei giocatori.

Nel periodo gennaio-novembre 2017 le entrate tributarie complessive, cioè sia dirette che indirette, derivanti dalle varie tipologie di gioco d’azzardo sono calate del -2,4% attestandosi a quota 12.950 milioni di euro (-316 milioni di euro rispetto al periodo precedente). Se invece si considerano solo le imposte dirette provenienti dai giochi d’azzardo allora il gettito è stato di 12.582 milioni di euro, che si traduce in un calo del -2.5% (-322 milioni di euro). All’interno di questa contrazione generalizzata, si staccano tuttavia gli apparecchi ed i congegni slot che hanno prodotto un volume di imposte indirette di segno positivo (+191 milioni di euro pari a +3,9%).

In particolare questo ultimo dato fa sorgere alcune domande per il futuro. Da molto tempo infatti gli apparecchi slot e videolottery sono nell’occhio del ciclone, soprattutto quando si discute di ludopatia e di dipendenza dal gioco d’azzardo. Sappiamo che entro il prossimo aprile verranno rottamati oltre 142.000 apparecchi sui 400.000 presenti sul territorio. Questo taglio del 35% produrrà un ulteriore calo delle entrate erariali che lo Stato dovrà in qualche modo compensare. Come?

Una parziale risposta ci viene dalla recente pubblicazione del bando per la concessione di 120 licenze a siti di gioco o scommesse online. Ogni licenza ha un costo di 200.000, che si traduce in un’entrata una tantum di 24 milioni di euro nelle casse dello Stato. Prendiamo come esempio una realtà tra le più consolidate come quella di casino 888che opera da diversi anni sia in Italia che in gran parte d’Europa. Il settore del casinò online, rispetto alle sale da gioco terrestri può contare su numeri più virtuosi, anche perché a differenza dei casinò live, le spese sono più modeste e vengono meglio assorbite dalle società che gestiscono questo business. Una tendenza che riguarda non solo il nostro Paese ma diverse altre realtà a carattere europeo. Per questo motivo i gestori dei casinò online e terrestri, stanno puntando sempre di più sul gioco online, da dieci anni a questa parte. Alle nuove licenze corrispondono operatori che diventeranno soggetti contributivi e che quindi produrranno nuove entrate erariali annuali. Anche la web tax che entrerà in vigore a partire dal 2019 potrà incrementare il flusso di entrate erariali provenienti dal mondo del gioco online che si trova al di fuori dei confini nazionali. Nel caso della web tax tuttavia è bene fare ampio uso del condizionale; se è vero infatti che una delle motivazioni alla base della sua introduzione era quella di evitare la concorrenza sleale degli operatori stranieri rispetto a quelli italiani, è altrettanto vero che la sua formulazione sta già facendo inarcare numerosi sopraccigli e pare andrà incontro a numerosi ricorsi per incostituzionalità.

(PUBBLIREDAZIONALE)

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