Gela. Sono già più di novanta gli operai a rischio amianto che hanno avuto la possibilità di sottoporsi a visite specialistiche gratuite tra i reparti del Vittorio Emanuele.
Dopo l’accordo raggiunto fra i rappresentanti locali dell’Osservatorio nazionale amianto e i vertici dell’Asp, infatti, sono state effettuate le spirometrie, per accertare le condizioni dell’apparato respiratorio dei pazienti.
I dati, però, sono tutt’altro che favorevoli. “Adesso – dicono Salvatore Granvillano e Franco Famà dell’Ona – questi risultati dovranno essere approfonditi attraverso la sottoposizione alla tac. In ogni caso, da quello che ci è stato comunicato, più del quaranta percento dei lavoratori visitati deve fare i conti con la presenza, anomala, di fumi nell’apparato respiratorio”.
Risultati che, però, verranno sottoposti a nuove indagini. “Aspettiamo la seconda fase – ammettono i due esponenti dell’associazione – purtroppo, diversi inghippi burocratici stanno facendo ritardare l’avvio delle tac. Ci è stato formalmente comunicato che, già nei prossimi giorni, dovrebbero riprendere regolarmente. Siamo preoccupati. Alcuni colleghi, prima dell’interruzione, si sono sottoposti anche alla tac. Su circa otto visite, solo in due casi non è stata riscontrata la presenza di linfonodi, anche di notevole spessore, nell’apparato respiratorio”.
I controlli garantiti dai medici del Vittorio Emanuele, quindi, hanno confermato i sospetti nutriti dai componenti dell’osservatorio nazionale amianto. L’incubo di molti si chiama asbestosi.
“Ci troviamo in un momento molto delicato – dice Salvatore Granvillano – per anni, tanti esperti hanno negato i rischi che gli operai della fabbrica Eni corrono quotidianamente. Questi risultati, al contrario, li confermano. La causa è una sola, l’amianto. Su meno di cento visite, la media di esiti anomali è fin troppo elevata. Intanto, i funzionari dell’Inail continuano ad applicare parametri inspiegabili. Lo stesso operaio, infatti, per alcuni periodi in fabbrica, può risultare esposto all’amianto. Per altri, no. Com’è possibile se parliamo sempre dello stesso stabilimento? ”.
La sezione locale dell’Ona, intanto, sembra volersi aprire anche ad un nuovo fronte.
“Da qualche giorno – ammette Franco Famà – siamo venuti in possesso di dati, ufficiali, relativi al tasso di malformazioni registrato nel decennio 1991 – 2001. In totale, parliamo di quasi settecento casi. Per questa ragione, abbiamo scelto di impegnarci anche in quest’ambito”.