Gela. Lo “scisma” dem del post scelte elettorali si è spostato in uno dei fortini della “resistenza” contro le decisioni palermitane e romane. Nelle scorse ore, tutti i segretari di circolo della provincia si sono dati appuntamento al circolo Gela Centro, quello del deputato regionale Giuseppe Arancio e del segretario cittadino Peppe Di Cristina. Continua a maturare il dissenso del partito locale a decisioni che non sono state digerite, a cominciare dalle candidature a Camera e Senato calate dall’alto. “Non vogliamo che il Pd diventi un partito di destra”, questo il motto più volte ripetuto dai dem riuniti in città, che dovrebbe essere condensato in un documento ufficiale. Proprio i democratici gelesi, quasi per primi, hanno sollevato l’affaire delle candidature “blindate”, che hanno tagliato fuori i territori, a cominciare da quanto accaduto nella vicenda della riconferma di Daniela Cardinale, deputata nazionale uscente e ricandidata dal partito dopo settimane fatte di trincee e fortini.
Il dissenso interno c’è ancora. “La presenza in città di gran parte dei democratici della provincia è una prova piuttosto evidente del fatto che il nostro dissenso ha trovato riscontro – dice il segretario Peppe Di Cristina – voteremo Pd e dal partito non ci muoviamo, ma non si poteva tacere davanti a decisioni chiaramente in contrsto con la volontà della base”. Alla fine, è passata la linea ufficiale dettata da Roma, ma i ribelli non demordono. “Appoggeremo il partito, nonostante tutto – dice ancora il segretario – ma è chiaro che la responsabilità dell’esito elettorale sta tutta sui candidati scelti”. A dar manforte al “fortino” locale del dissenso, c’erano il deputato regionale Giuseppe Arancio e il segretario provinciale Giuseppe Gallè, insieme ai consiglieri comunali del gruppo dem, ad esclusione di Salvatore Gallo (il suo “caso” non è ancora risolto). Allo stesso tempo, i democratici autoconvocatisi in città garantiranno iniziative a sostegno dei candidati del partito, ma già puntano ad una nuova assemblea, prima dell’apertura dei seggi del 4 marzo, e questa volta avranno solo il simbolo, mettendo da parte i candidati imposti.