In Italia emigravano solo piemontesi e veneti, poi lo scippo al meridione

 
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Gela. Sull’argomento trattato precedentemente, vogliamo fornire alcune nuove notizie, ai nostri lettori, per invitarli a prendere coscienza della realtà storica che i nostri colonizzatori nordisti hanno contraffatto e manipolato per non essere giudicati. E’ stato facile cambiare la vera storia dell’Italia, con la manipolazione di tutta la classe politica e culturale, che da 160 anni non ha dato ai meridionali alternativa se non quella di emigrare o di essere fucilati. Oggi come ieri, la cultura meridionale e la politica,prezzolata, vivono nell’ipocrisia assoluta e sotto pericolose minacce. Ci hanno insegnato che il popolo Duo Siciliano, governato dai Borboni, viveva nell’oscurantismo più profondo, ed essendo senza tradizioni, nella miseria più assoluta. Nessuno da 160 anni ad oggi ha messo in discussione questa teoria, elaborata dai nostri colonizzatori, e oggi insegnata nelle scuole dell’obbligo.
La cultura elaborata dai vari Ministeri di questo stato di pagliacci e ipocriti, che al di là della dimostrazione dell’ignoranza e arretratezza del popolo Duo Siciliano non riescono ad elaborare niente di nuovo. In questo sono aiutati dai più comuni canali dell’informazione nazionale, dove i filoni interessanti e necessari sono la mafia e il commissario Montalbano, che traducono in immagini tutto quello che i nordisti desiderano. Noi, siamo in grado di affermare con epistemi assoluti, che il popolo Duo Siciliano, prima dell’invasione Tosco Padano, era il terzo stato più erudito e forte del mondo, insieme a Francia e Gran Bretagna.

I Borboni a partire dalla fine del 500, si sono sforzati a fare crescere il Regno delle Due Sicilie e infatti il primo teatro più importante del mondo fu costruito a Napoli: il San Carlo e la Reggia più prestigiosa fu costruita a Caserta, la prima ferrovia in assoluto in Italia fu la Napoli-Portici, ancora prima della scala di Milano, della Fiat, dell’Ansaldo e della Brera. Fino al 1860 in Italia emigravano solo i Piemontesi e i Veneti, dati ufficiali di quel periodo, riportano che oltre 2.000.000 di nordisti emigrarono nell’America latina, dove cercò di salvarsi dalla fucilazione, lo stesso Garibaldi, che esercitava la professione di pirata dei mari, (il grande eroe dei due mondi come lo tramanda la storia ufficiale e il Risorgimento Italiano), era un sovversivo che meritava la forca.

Dati che la storia moderna non riporta, ma che si sofferma volutamente e ipocritamente sulla emigrazione dei meridionali subito dopo l’invasione drammatica dell’impero Sabaudo con Cavour. Non solo viene impedito di scrivere testi che affrontano questi problemi in termini oggettivi ma gli eventuali avventori non vengono pubblicati dalle case editrici accreditate e, una volta ritenuti non ufficiali e non appropriati dai nordisti , vengono tolti dalla circolazione senza il minimo ritegno. Infatti, non è facile trovare testi di: Nicola Zitare, Valerio Minicillo, Antonio Ciano, Angelo Forgione. L’ipocrisia della nostra politica, della nostra cultura meridionale, secondo un mio modesto parere, è il male più deleterio che abbia dovuto sopportare il meridione. E’ inimmaginabile che uomini con eccellenti titoli di studio non fossero venuti a conoscenza della realtà storica e grandi professoroni universitari, insegnano l’antropologia di quel venditore di fumo maledetto, “Cesare Lombroso”, che ancora oggi si mantiene il suo museo a Torino e viene studiato come il più bravo antropologo che abbia mai avuto questa Italia di ipocriti: Oggi ritenuto il fondatore dell’antropologia comunale e il padre della moderna criminologia. Che siamo messi veramente male, per quanto riguarda l’insegnamento, è risaputo e non scandalizza nessuno, ma ritenere valida la teoria di un imbroglione, che misurava il cranio con un compasso da muratore per stabilire se appartenesse ad un brigante e perciò poteva essere fucilato dagli uomini guidati dalla “belva” Gen. Cialdini, pluridecorato, è una vergogna abominevole.
Questi erano i grandi Gen che condussero la prima guerra mondiali alla disfatta totale dell’Italia di allora, assieme al generale La Marmora, al generale Fumez , al generale Cadorna e tanti altri valorosi assassini che tali si dimostrarono dopo la conquista del meridione e la conquista delle colonie africane. Sono tutti uomini che noi pedissequamente possiamo ammirare e ricordare, visto che in ogni angolo delle città Italiano, bbiamo occasione di ammirare e leggere con grande soddisfazione L’Italia degli assassini e ladri è quella che ci hanno tramandato i nostri antenati più recenti, più misfatti hanno commesso, più sono da noi ammirati e osannati, mentre i politici li sistemano nei posti di più alta responsabilità. Non ultimo in ordine di tempo, la proposta, ancora da accertare, di mettere alla presidenza del Consiglio, se dovesse vincere il centro destra, il tanto discusso ex Presidente di Banca d’Italia, Mario Draghi. Già parlare di Banca d’Italia è una vergogna assoluta, dato che la sua costituzione ha origini di ladri e truffaldini come Carlo Bombrini cui è legata la suo costituzione e poi conoscendo gli sviluppi attuali con il Governatorato Ignazio Visco, vengono i brividi. Veramente tutti gli inetti devono ricoprire le cariche importanti dello stato Italiano? Questo è l’ultimo che la storia ci riserva?

2 Commenti

  1. Gentile giornalista, il titolo del suo articolo è errato.
    Prima dell’unificazione d’Italia, quando l’Italia non esisteva ancora, i piemontesi e i veneti non emigravano, tranne qualche caso sporadico come nel meridione. Il Veneto, caro signore, è diventato parte dell’Italia nel 1866 DOPO che i duosiciliani ne facevano già parte. I veneti sono stati i primi ad emigrare all’estero perché i Savoia imposero loro pesantissime tasse, tali da ridurli alla fame. Non scriva cose non vere, sullo ”scippo” ai meridionali, o che noi eravamo più poveri di voi e vi abbiamo scippato.
    Spero che pubblicherà questo commento e che non lo censurerà.
    Buona giornata.

  2. Poche osservazioni. 1. L’aggettivo “duosiciliano” è un brutto neologismo di recente invenzione al fine di sorreggere con un trucco semantico la tesi dell’esistenza di una comune coscienza “siculo-napoletana” tra gli abitanti dei domini “al di qua” e al dà” del Faro contro ogni evidenza. 2. I Borbone “dalla fine del Cinquecento” non avrebbero potuto fare alcunché nè a Napoli nè in Sicilia, visto che non c’erano. Il primo sovrano della casa di Borbone cui fare riferimento può essere Filippo V, che sul trono sale nel 1700 ma non risulta si sia mai occupato dell’Italia meridionale. 3. Che “due milioni di nordisti” abbiano lasciato l’Italia prima del 1860 è un’affermazione divertente ma del tutto infondata. Furono in effetti oltre tre milioni ma dal 1876 al 1900. Negli stessi anni dalle regioni del sud ne emigrarono circa la metà.
    Suggerirei di essere meno generosi con gli aggettivi e più attenti ai numeri.

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