Gela. Morì subito dopo la nascita, appena trasferita dall’ospedale “Vittorio Emanuele” al nosocomio di Enna. I pm della procura, però, non hanno ravvisato elementi d’indagine tali da poter giungere ad individuare responsabilità dietro al decesso di una neonata, morta due anni fa. Così, è stata chiesta l’archiviazione del procedimento, aperto comunque per omissione di soccorso. Richiesta di archiviazione che i genitori della neonata hanno deciso di contestare. Un atto di opposizione è già stato depositato dal loro legale di fiducia, l’avvocato Joseph Donegani. Per i coniugi, quella morte si sarebbe potuta evitare. Subito dopo il parto, iniziarono le prime complicazioni, tanto da spingere i sanitari dell’ospedale di Caposoprano a disporre il trasferimento ad Enna, dove è attiva l’unità di terapia intensiva neonatale. Non ci fu niente da fare. Morì a distanza di poche ore.
I presunti ritardi. Stando all’opposizione presentata dal legale dei genitori, la causa scatenante di tutto sarebbe stata un’infezione da streptococco, accertata anche dal consulente nominato in fase di indagine. Un’infezione che si sarebbe potuta superare, almeno stando al legale, sottoponendo la madre, nella fase di gestazione, a tamponi vaginali e rettali, necessari ad accertare la presenza dello streptococco. Un’attività svolta solo alla sedicesima settimana di gestazione e mai più ripetuta. I pm ritengono che “le condotte dei sanitari che hanno eseguito la gestazione, il travaglio ed il parto sono state professionalmente corrette. Il legale dei coniugi, invece, ipotizza estremi di omicidio colposo e lesioni. Anche il trasferimento della neonata dal “Vittorio Emanuele” ad Enna sarebbe stato tardivo, contribuendo a rendere ancor più grave il quadro clinico. Da quanto emerge nell’atto di opposizione, quindi, ci sarebbero pesanti responsabilità da parte dei sanitari che seguirono le fasi di gestazione della donna e il successivo parto, con una serie di “strani” ritardi. Per questi motivi, è stato ufficialmente chiesto che le indagini possano proseguire. L’ultima parola spetterà al gip.