Gela. “Non c’era bisogno di minacciare Lisciandra per impossessarsi della Juveterranova. Era una società indebitata e ci voleva poco per diventare proprietario”.
Emanuele Fraglica, ex presidente del club biancazzurro, è stato chiamato a deporre nel processo “Leonina societas” contro Giuseppe Alabiso ed i fratelli Pippo ed Emanuele Sciascia. Imputato in un altro stralcio della stessa inchiesta, Fraglica ha difeso Lisciandra. “Si dimise nel 1999 perchè la società non riusciva a ricevere contributi a causa dei suoi problemi giudiziari. A Palermo dissero che fino a quando c’era quella pendenza tutto sarebbe rimasto bloccato. Lisciandra si dimise per questo motivo”. Sulle presunte collusioni di Alabiso con la mafia ha precisato. “Alabiso non mi ha presentato nessuna persona mafiosa. Ho conosciuto Rosario Trubia. Sapevo che era mafioso perchè sono stato vittima di estorsioni. Mi fu presentato da Pippo Sciascia. Venni convocato nel negozio degli Sciascia e mi dissero che in caso di elezione votare Alabiso. Ero preoccupato ed avvertii Lisciandra. Gli dissi di non andare all’eventuale riunione”. Riunione che si tenne nello scantinato del bar-pizzeria di via Venezia di Fraglica. “Non ho organizzato io quella riunione – ha precisato –
Trubia mi impose di aprire il locale. C’erano Lisciandra, Smorta e Trubia. Non ho visto Sciascia. Me lo disse poi Smorta dopo”.