Gela. “Un grande bluff”, lo definisce così l’accordo di programma il consigliere comunale Antonio Torrenti. Per l’ex crocettiano, infatti, gli impegni assunti da istituzioni, Eni e sindacati sarebbero tutt’altro che concreti, tanto da non aver apportato alcun miglioramento occupazionale sul territorio. “Nel corso di quest’ultima settimana tutte le sigle sindacali hanno raccontato che sia l’accordo di programma che gli investimenti sull’upstream sono fermi al palo – dice – contestualmente, chiedono impegni seri e certi alla politica, un incontro con il nuovo presidente della Regione Nello Musumeci e descrivono, giustamente, come traballante l’azione della giunta comunale. Io la ritengo piuttosto piatta, utile solo ad assegnare maggior tempo ai manager di Eni. Ma i sindacati, che furono i primi a siglare quell’accordo di programma di quattro anni fa, cosa hanno prodotto in questo periodo a tutela e difesa dei posti di lavoro del diretto e dell’indotto? Oggi, solo oggi, spingono sull’accordo di programma pur sapendo che questo, ammesso che possa concludersi nel breve periodo, potrà condurci nel vivo degli investimenti solo tra tre o quattro anni. Cosa faranno le nostre maestranze fino ad allora? Non sarebbe più onesto dire le cose come stanno e convocare pubblicamente i
vertici di Eni, responsabili del disastro economico e sociale di questa città?”.
Gli impegni non rispettati. Per Torrenti, ci sarebbero chiare responsabilità soprattutto dell’azienda, che comunque ha sempre sostenuto di essere al passo sia con gli interventi di bonifica sia con gli investimenti. “Non è forse Eni ad aver preso impegni per prima con il protocollo mettendo sul tavolo due miliardi di euro di investimenti e un nuovo futuro per la raffineria mentre di fatto siamo una città spopolata e con un indotto che non riesce totalmente a ricollocarsi? – continua – sono stati proprio i sindacati a dire che per il comparto degli edili bisogna aprirsi con solidarietà, magari assumendo il personale rimasto senza occupazione. Poi, perché non raccontare quello che oggi succede a quei dipendenti del diretto di Raffineria che sono stati spostati in Enimed e Syndial? È vero o no che sono in procinto di essere trasferiti da Gela verso altre sedi? E che fine ha fatto l’impegno assunto da Eni di aprirsi alle imprese locali, così da far girare l’economia della città al massimo livello possibile? È lecito chiedersi quante altre imprese locali negli ultimi quattro anni sono state qualificate e inserite nella elenco delle imprese di fiducia della raffineria? Due miliardi di euro sono una massa di denaro molto consistente e stando a quello che c’è stato raccontato la ricaduta sul territorio sarebbe dovuta essere diciamo eccezionale”.
“Nessun interesse personale”. Il consigliere comunale, allo stesso tempo, allontana qualsiasi possibile sospetto, legato soprattutto alla sua attività lavorativa. “Io non vivo di gettoni di presenza ma svolgo un’attività all’interno di un importante consorzio di aziende – ammette – di certo, le mie convinzioni su questa vicenda non dipendono dalle attività del mio gruppo aziendale”. A questo punto, Torrenti chiama in causa direttamente i massimi vertici di Eni. “Bisogna chiamare al tavolo il vero responsabile di questo grande sfacelo. Non ho nessuna remora a puntare il dito contro l’amministratore di Eni Claudio Descalzi – conclude – lui è l’uomo che per sua strategia ha deciso che il petrolio di Gela non serviva più. Ha capito, prima di chiunque altro, che alcune indagini sul disastro ambientale avviate dalla procura erano basate su dati certi e che presto si sarebbe tornati a parlare di quel documento ufficiale che, anni fa, quantificava in più di sette miliardi di euro la spesa necessaria per bonificare il territorio di Gela. Ha compreso che solo un protocollo d’intesa avrebbe potuto non mettere in crisi la sua carica di vertice nel grande colosso. Sono sempre più convinto che se nel novembre del 2014, avessimo chiesto ad alta voce bonifiche e solo bonifiche, oggi tutto sarebbe diverso”. A questo punto, per Torrenti sarebbe necessario che tutti i leader nazionali di partito passassero da Gela, a verificare l’attuale esito degli accordi e della presenza dell’industria pesante.
Complimenti sig. Torrenti finalmente uno che ogni tanto esce le palle e non ha paura di dire la verita. Tirando dentro tutti i protagonisti di questa assurda vicenda
Posso confermare al 100% che in enimed hanno incominciato a chiamare la povera gente che era già stata buttata a pedate dalla raffineria…. quindi conermo che è tutto un bluff dei 1.6 miliardi di investimenti previsti in enimed… nemmeno l’ombra! Anzi ..ripeto sta ricominciando la pressione sui lavoratori già vessati per destinarli altrove!
Non facciamoci ingannare da ciò che sbandierano i signori di ENI tutte cavolate! O vi svegliate o gela morira’ per sempre. Per fortuna che sono intenzione da 10 anni ormai
Finalmente una persona che a capito che il famoso lavoro dell’Eni a Gela è solo un modo per calmare le acque e soprattutto calmare i cittadini facendoli lavorare per un anno circa a casa…e dopo tutti a casa….i miei complimenti al Sig. Torrisi che ha avuto il coraggio di dire la verità…Perché i sindacati già la sapevano la verità…
Gela non interessa più all’Eni.