La Roma Costruzioni nel mirino dei clan di Noto, il titolare e l’antiracket parti civili

 
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Il video dell'azione di fuoco contro l'autocompattatore della Roma Costruzioni

Gela. Avrebbero dovuto assumere personale vicino al gruppo, di modo da evitare problemi. Dopo il no, un autocompattatore della Roma Costruzioni venne dato alle fiamme. Per i pm, gli imprenditori dell’azienda gelese, che gestisce il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti a Noto, in provincia di Siracusa, sarebbero finiti nel mirino di pezzi grossi del clan Trigila, a cominciare dal presunto boss sessantatreenne Angelo Monaco. Sarà il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Catania a valutare le accuse che i pm muovono contro lo stesso Monaco e, ancora, ai danni di Vincenzo Guglielmino, Antonino Rubbino e Pietro Crescimone.

L’inchiesta. Dopo le denunce degli imprenditori gelesi, partì un’indagine, che portò agli arresti. I pm, con la chiusura delle indagini, hanno poi chiesto il rinvio a giudizio di tutti gli imputati. Nel procedimento, ha scelto di costituirsi parte civile l’imprenditore Giuseppe Romano, titolare dell’azienda. Parte civile sarà anche il gruppo Roma Costruzioni. In entrambi i casi, la rappresentanza in giudizio è dell’avvocato Fabrizio Ferrara. Parti civili sono anche l’associazione antiracket “Gaetano Giordano” e la Federazione Fai, con l’avvocato Giuseppe Panebianco. L’antiracket locale, infatti, ha scelto di seguire l’intera vicenda, sostenendo l’azienda gelese finita nelle mire dei clan di Noto. Parte civile è anche la sezione catanese dell’associazione Codici.

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