Gela. Sono diciotto i presunti indigenti accusati di falso ideologico e, attualmente, sotto processo davanti al giudice del tribunale Fabrizio Molinari. Ieri mattina, il pubblico ministero Tiziana Di Pietro ne ha chiesto la condanna a sei mesi di reclusione ciascuno.
Stando all’accusa, avrebbero presentato documenti attestanti redditi differenti da quelli percepiti: un presunto stratagemma per incassare il contributo comunale destinato al pagamento degli affitti in favore delle famiglie in difficoltà.
Alle richieste formulate dalla pubblica accusa si è associato l’avvocato Franca Gennuso che rappresenta in giudizio l’ente comunale, costituitosi parte civile. “E’ emerso chiaramente durante il dibattimento – ha detto il legale – che l’ente comunale ha subito un danno erariale, pagando il contributo in favore di cittadini che, comunque, l’hanno ottenuto depositando documentazione non veritiera e, in questo modo, sopravanzando chi ne avrebbe avuto diritto”.
La linea dell’accusa, però, è stata contestata dai difensori degli imputati.
“Che interesse avrebbero avuto i nostri assistiti – sono intervenuti gli avvocati Carmelo Tuccio e Salvo Macrì – a presentare documenti falsi quando, comunque, si parla di cittadini che avrebbero comunque conseguito il contributo. Erano effettivamente in difficoltà. Perché, allora, la procura non ha contestato la truffa? Peraltro, il contributo massimo era fissato a quota tremila euro, soglia inferiore a quella indicata nelle norme che puniscono questo tipo di reati”.
Adesso, la decisione dovrebbe arrivare durante la prossima udienza fissata per il 21 febbraio.