Gela. La vicenda sarebbe emersa nel corso delle indagini avviate sulla riorganizzazione del gruppo della stidda in città, coordinate dai pm della Dda di Caltanissetta. Da un’intercettazione, spuntò la possibilità che un’arma, probabilmente una pistola, potesse essere ceduta ad uno degli indagati. L’interesse degli investigatori si concentrò soprattutto sull’operaio che avrebbe dovuto mettere a disposizione l’arma. Non venne mai coinvolto nell’inchiesta “Agorà”, che condusse all’arresto degli stiddari, ma adesso deve rispondere della presunta disponibilità dell’arma davanti al giudice Ersilia Guzzetta. Questo è il primo blocco di testo
Le indagini sugli stiddari. Dopo il rinvio a giudizio, per lui si aprirà il dibattimento. Difeso dall’avvocato Mirko Maniglia, già in fase di indagine, l’operaio, incensurato, ha sempre escluso un possibile coinvolgimento, negando qualsiasi legame con gli indagati, ma anche la disponibilità di armi. Tutto, quindi, ruoterebbe intorno al contenuto di quell’intercettazione che, probabilmente, verrà contestata, in dibattimento, proprio dalla difesa.
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