Gela. Sfruttare al meglio i fondi europei della nuova programmazione 2014-2020 senza ripetere gli errori e i ritardi della programmazione 2007-2013. Instaurare un migliore e più proficuo rapporto
tra pubblica amministrazione e privati. Rilanciare l’edilizia come volano dell’economia del Paese. Queste alcune delle richieste avanzate dall’Ance Giovani che ha tenuto oggi a Palermo, a Palazzo Forcella De Seta, il suo secondo convegno sul Mezzogiorno dei giovani imprenditori edili.
“A maggio 2014 abbiamo a malapena utilizzato il 56 per cento dei Fondi FSE e FESR assegnati per Convergenza e Competività 2007-2013 che equivale ad oltre 47 miliardi di euro fermi nel cassetto. Abbiamo oggi l’atteggiamento di un paese che nel prossimo anno e mezzo utilizzerà questi fondi?”, ha detto esponendo le tesi dei giovani costruttori edili Luca Petteruti, presidente Ance Giovani Marche.
“Necessita l’esclusione dai vincoli del patto di stabilità delle parti co-finanziate da Stato e regioni sui fondi europei – ha detto nelle conclusioni il presidente Ance Giovani Sicilia Angelo Turco -. Necessita individuare procedure urbanistiche e ambientali correlate alla rapida cantierizzazione degli interventi finanziabili. Necessita la diretta presa di responsabilità della politica non più solo sui pochi meriti ma anche e soprattutto sui tanti demeriti che hanno portato il settore delle costruzioni, e conseguentemente l’economia tutta del Paese, a uno stato di dissesto generale”.
“Gli imprenditori – ha detto il sottosegretario allo Sviluppo economico Simona Vicari – devono mettere da parte le dispute interne, e volgere il loro sguardo verso l’estero. È a paesi come la Cina o l’India che bisogna guardare e con cui competere. E questo cambio di orizzonte è possibile anche grazie al ruolo della associazioni di categoria, come l’Ance, incentivando gli amministratori ad investire ed a scommettere sul know-how italiano, che è ancora oggi il migliore al mondo. Come Ministero dello Sviluppo economico abbiamo in questi mesi definito un’articolata offerta di incentivi e di misure a sostegno delle imprese nel Mezzogiorno”.
Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando parlando della nuova programmazione europea ha messo in evidenza “il dramma di dover migliorare infrastrutture che in buona parte non abbiamo”. Grande spazio nel dibattito al rapporto tra pubblico e privato: “Abbiamo la necessità e il dovere di confrontarci con i modelli di collaborazione tra pubblico e privato oramai già ampiamente sperimentati nel resto del mondo per far confluire nuovi capitali nelle operazioni”, ha detto il presidente di Ance Giovani Marche Luca Petterutti. Di “pubblica amministrazione non disposta ad accettare i contributi del privato” ha parlato anche Federico De Cesare, presidente Giovani Ance Abruzzo. Un rapporto più virtuoso tra pubblica amministrazione e provati, “che possono arricchire il pubblico per know how e visione”, è stato auspicato anche dall’avvocato comunitarista Velia Leone.
E Maria Luisa Faraone Mennella ha raccontato l’esperienza del comitato Naplest, attraverso il quale dei privati si sono impegnati in grande progetto di riqualificazione urbana a Napoli. Il presidente dell’Ance Palermo Fabio Sanfratello si è invece espresso in favore di un maggiore coinvolgimento degli enti intermedi nella gestione dei fondi comunitari.
Il dirigente della Programmazione della Regione siciliana Vincenzo Falgares ha parlato dell’avanzamento della spesa dei fondi della programmazione 2007-2013: “Siamo riusciti a portare il programma fa una situazione di coma a un minimo di vitalità. Entro il 22 luglio presenteremo il nuovo programma 2014-2020”, ha detto. E il deputato Fulvio Bonavitacola, membro della commissione Bilancio della Camera, individuando le ragioni che frenano l’utilizzo dei fondi europei ha parlato “della sindrome della firma che frena tanti burocrati”. Ha chiuso i lavori il presidente Giovani Ance Filippo Delle Piane, che ha rimarcato il momento di grande difficoltà vissuto dal comparto edile in Italia.
“È ora di dire basta – ha concluso il presidente di Ance Giovani Sicilia Angelo Turco – al poco lavoro, ai ritardati pagamenti alla poca vigilanza sulle grandi opere, ai fondi comunitari tornati indietro”.