Gli affari dei Rinzivillo a Roma, minacciato pure un noto ristoratore: c’è l’udienza preliminare

 
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Gela. Per i pm della procura di Roma, ci sarebbero stati loro dietro alle richieste estorsive, alle minacce e alle continue pressioni subite dai titolari di aziende impegnate nel settore del commercio all’ingrosso di ortofrutta. Nel mirino, sarebbe finito anche il gestore del “Caffè Veneto”, noto locale romano, destinatario di esplicite minacce. Tutto per recuperare una serie di crediti in denaro. Quelli vicini al presunto boss Salvatore Rinzivillo, inoltre, avrebbero avuto le mani in un giro di droga che partiva dalla Germania. Il pubblico ministero della procura capitolina Francesco Minisci, così, ha chiesto il rinvio a giudizio per sedici imputati che, il mese prossimo, dovranno presentarsi davanti al giudice dell’udienza preliminare. Sono tutti stati coinvolti nella maxi inchiesta “Druso”, condotta proprio contro il presunto clan Rinzivillo, adesso guidato, almeno stando agli investigatori, da Salvatore Rinzivillo, fratello degli ergastolani Antonio e Crocifisso.

L’inchiesta sui Rinzivillo. Davanti al gup, finiscono lo stesso Salvatore Rinzivillo, Santo Valenti, Angelo Golino, Giovanni Ventura, Danilo Cellanetti, Salvatore Iacona, Francesco Maiorano, Rosario Cattuto, Paolo Rosa, Ivano Martorana, Arianna Ursini, Ettore Spampinato, Biagio Ehrler, Marco Lazzari e Cristiano Petrone. Per i magistrati romani e nisseni, coadiuvati dai finanzieri del Gico, dai poliziotti della mobile di Caltanissetta e del commissariato e dai carabinieri, il gruppo Rinzivillo avrebbe cercato di imporre la propria legge, anche nella capitale. Salvatore Rinzivillo, addirittura, avrebbe avuto rapporti con almeno due carabinieri, a loro volta finiti nella maxi inchiesta. Legami che avrebbero permesso al gruppo di accedere a banche dati riservate. Accuse respinte dagli indagati in fase di indagine. Tra i difensori, ci sono gli avvocati Flavio Sinatra, Giovanna Cassarà, Grazio Ferrara, Lucio Greco, Roberto Afeltra e Luigi Cinquerrui.

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