Gela. Durante alcuni controlli, venne individuata una vecchia automobile, risultata rubata, che montava la targa intestata ad un disoccupato cinquantacinquenne. Gli investigatori risalirono a Giuseppe Favitta che, adesso, ha incassato la condanna a quattro anni e due mesi di reclusione. Il verdetto è stato pronunciato dal collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore, a latere Ersilia Guzzetta e Tiziana Landoni. Favitta, dopo gli accertamenti, è stato chiamato a rispondere di riciclaggio. La richiesta di condanna avanzata dalla procura, rappresentata in aula dal pm Luigi Lo Valvo, è stata molto più pesante. Il pubblico ministero, al termine della requisitoria, ha chiesto dieci anni e un mese di detenzione, considerando anche alcuni precedenti pensali che già gravavano sulle spalle di Favitta. La difesa, sostenuta in aula dall’avvocato Carmelo Tuccio, però, ha contestato le richieste, giudicate esorbitanti, rispetto a quanto accertato dagli investigatori.
La targa. Per il difensore, infatti, quell’automobile era praticamente in stato di abbandono. Venne individuata tra le strade del quartiere San Giacomo, nei pressi di un’abitazione, nella quale avrebbe risieduto proprio l’imputato. Il difensore, però, ha escluso che Favitta potesse essere stato l’autore del furto né ci sarebbero state prove circa la sua effettiva presenza in quell’abitazione. “L’auto era abbandonata – ha spiegato – venne trovata con le portiere aperte”. Il collegio penale, alla fine, ha irrogato un verdetto di condanna di entità inferiore a quanto richiesto dal pm, ma in ogni caso confermando la responsabilità dell’uomo.