Amianto in fabbrica e malattie, venti imputati dal giudice: sono manager Eni e imprenditori

 
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Gela. Amianto nella fabbrica Eni di contrada Piana del Signore e lavoratori malati. Sono venti gli imputati che dovranno rispondere di quanto accaduto in raffineria, almeno nell’arco di circa un ventennio, dalla fine degli anni ’70 all’inizio dei ’90. Il dibattimento nei confronti di tutti gli imputati, ad eccezione di uno, deceduto, dovrebbe aprirsi a maggio. Intanto, almeno quattro ex lavoratori, oggi con gravi patologie, e l’Osservatorio nazionale amianto, hanno già preannunciato la costituzione di parte civile, con gli avvocati Lucio Greco e Davide Ancona. A processo, ci sono ex manager di Eni ma anche titolari di aziende dell’indotto, che non avrebbero adottato tutte le necessarie misure di precauzione, essenziali ad evitare l’esposizione degli operai alle fibre killer.

L’amianto in fabbrica. Le accuse dei magistrati della procura, in aula sostenute dal pm Gesualda Perspicace, vengono mosse a Giancarlo Barbieri, Guido Caporale, Luigi Pellegrino, Sebastiano Caporale, Antonio Catanzariti, Pasqualino Grandizio, Gregorio Mirone, Giancarlo Fastame, Giorgio Clarizia, Giuseppe Genitori D’Arrigo, Francesco Cangialosi, Arturo Borntragger, Giovanni Calatabiano, Giuseppe Farina, Vito Milano, Salvatore Vitale, Giuseppe Di Stefano e Giuseppe Lisciandra. Come preannunciato dai difensori, invece, un altro imputato, Ferdinando Lo Vullo, è deceduto. Il dibattimento potrebbe essere aperto a maggio. Gli imputati, che invece hanno sempre sostenuto di aver adottato tutti i parametri di sicurezza previsti dalla normativa in materia, sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Giacomo Ventura, Attilio Floresta, Flavio Sinatra, Carlo Autru Ryolo, Luigi Autru Ryolo, Davide Limoncello, Piero Amara, Alessandra Geraci, Raffaela Nastasi, Gualtiero Cataldo, Maria Elena Ventura, Piero Ciarcià e Grazia D’Aleo.

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