Gela. In pochi minuti, portarono via anelli d’oro, collane e anche un orologio Rolex. Il colpo venne messo a segno all’interno dell’abitazione di famiglia dei titolari di un panificio. Per riavere la refurtiva, stando alle accuse mosse dai pm della procura, avrebbero dovuto pagare. Un “cavallo di ritorno”, costato il processo a Gianfranco Turco e Giacomo Russello, che devono rispondere di estorsione davanti al giudice Lirio Conti. Russello, in aula, ha negato ogni addebito. “Non ho mai chiesto denaro a nessuno – ha spiegato – sono stato contattato dalla titolare del panificio, che conosco da anni. Mi chiese se potessi informarmi circa quanto avvenuto nel loro appartamento. Voleva ritrovare quello che le avevano rubato. Arrivai tra le palazzine popolari di Scavone e lì mi fecero vedere quello che era stato portato via. Per restituirlo, però, volevano almeno 2.500 euro. Mi sono limitato solo a riferire ai titolari del panificio e nient’altro. Io non faccio queste cose e ho sempre lavorato. Quando ho saputo del procedimento a mio carico, facevo fatica a crederci”.
Il colpo nell’abitazione. L’imputato, difeso dall’avvocato Giovanna Miceli, quindi, respinge le accuse. Non avrebbe fatto da tramite nel presunto “cavallo di ritorno”. In realtà, le contestazioni dei pm vengono negate anche da Gianfranco Turco che, assistito dal legale Salvo Macrì, verrà sentito nel corso della prossima udienza.